Il Parlamento Europeo si è schierato per la revoca dei brevetti dei vaccini anti Covid-19. In una risoluzione adottata oggi, 10 giugno, con 355 sì, 263 contrari e 71 astensioni, gli eurodeputati hanno chiesto una deroga temporanea all’accordo Trips (Agreement on Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights), che regola la proprietà intellettuale degli Stati che fanno parte dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).

«Revoca necessaria» – «Gli accordi volontari di licenze e il trasferimento volontario di tecnologia e di competenze tecniche verso i paesi in cui esistono già industrie produttrici di vaccini rappresentano il modo più importante per scalare e accelerare la produzione globale nel lungo termine». Questa la motivazione espressa dai parlamentari, che tiene conto anche del dibattito sull’inefficacia del programma Covax, diretto dall’Organizzazione mondiale della sanità e volto a garantire l’accesso ai vaccini da parte dei paesi poveri e in via di sviluppo. Come si legge nella risoluzione, sono necessari 11 miliardi di dosi per vaccinare il 70% della popolazione mondiale, ma solo lo 0,3% delle dosi erogate (1,6 miliardi al 10 giugno) ha interessato i 29 paesi più poveri, mentre la maggior parte di esse è stata somministrata nei paesi industrializzati e produttori di vaccini. È opinione di quasi tutti gli esperti che la lotta al Covid-19 non sarà mai vinta finché anche i Paesi poveri non avranno sufficiente disponibilità di medicine per la profilassi. Secondo i dati raccolti dalla John Hopkins University, che monitora l’andamento delle campagne vaccinali in tutto il mondo, in Sud Africa, lo Stato con l’economia e la tecnologia più sviluppate nel continente, solamente lo 0,8% della popolazione ha ricevuto entrambe le dosi, mentre il Niger, per esempio, si è fermato allo 0,1%. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la percentuale si aggira attorno al 40%, nei Paesi europei al 20%. «Mi piacerebbe credere che i Paesi del G-7, la maggior parte dei quali hanno un eccesso di dosi di vaccini, vogliano stare dalla parte giusta della storia. Rischiamo altresì una catastrofe morale», ha affermato John Nkengasong, virologo camerunense e direttore degli African centers for disease and control prevention.

Gli impedimenti – La Wto era già stato sollecitato lo scorso ottobre da India e Sud Africa a cambiare le norme del Trips per quanto riguarda i vaccini. Gli Stati Uniti, allora guidati da Donald Trump, si erano opposti, un atteggiamento non nuovo e provocato, almeno in parte, dalle pressioni da parte delle numerose e potenti industrie farmaceutiche presenti nel Paese, tra cui Pfizer-Biontech. Contrarietà anche da parte della Commissione europea, che sul tema ha assunto un atteggiamento opposto rispetto al Parlamento. In maggio, dopo l’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden, gli Usa hanno aperto alla revoca. Ma la Wto per ora si è limitata ad «aprire la discussione sul tema», senza fornire ulteriori dettagli.
L’8 e il 9 giugno il Consiglio Trips ha discusso, tra le altre cose, proprio della revoca dei vaccini. I documenti che riportano la discussione non sono accessibili e nessun esponente ha ancora fatto dichiarazioni. Il 25 maggio, tuttavia, nell’ultimo documento disponibile che riporta la discussione sui vaccini, si legge che il Consiglio appoggia la revoca di alcuni impedimenti e restrizioni alla produzione libera dei vaccini anti Covid 19, in particolare quelli contenuti nell’articolo 31 dell’accordo. Ma la decisione finale dovrà essere presa alla prossima conferenza interministeriale, prevista in autunno. L’opposizione di un solo Stato è sufficiente a bloccare la revoca, teoricamente prevista per «straordinarie circostanze».