Picchiavano e filmavano le loro vittime. Poi condividevano i video sui social, per esibirli come trofei. Le forze dell’ordine l’hanno definita la “baby gang delle stazioni ferroviarie”. La banda di bulli fermata dai carabinieri di Vigevano, in provincia di Pavia, agiva con le modalità del branco, prendendo di mira compagni di classe e vicini di casa. Quattro sono stati arrestati e sei denunciati. Nella gang, composta da una decina di ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni, c’è anche un tredicenne. La sua posizione, considerata la pericolosità sociale dell’accaduto, è al vaglio per l’eventuale richiesta di una misura di prevenzione.
I reati – Le accuse di cui devono rispondere i ragazzi sono pesantissime. Dal concorso in violenza sessuale alla riduzione in schiavitù, oltre alla pornografia minorile: l’attività dei bulli di Vigevano era caratterizzata anche da abusi sessuali che venivano filmati con lo smartphone e condivisi sul web. Una delle vittime in particolare, uno studente coetaneo dei suoi aggressori, è stata oggetto di una persecuzione prolungata. Era lui la vittima preferita: un ragazzo fragile, uno studente al primo anno di un istituto tecnico superiore. Era entrato nel giro grazie all'”amicizia” con uno dei capi, per lui un punto di riferimento. Una figura da emulare. Proprio per questo aveva deciso di sopportare le prese in giro dei primi tempi. Poi, però, le cose sono peggiorate.
Gli abusi – Tra gennaio e febbraio le umiliazioni hanno iniziato a farsi sempre più pesanti, fino a realizzare quella che gli investigatori definiscono una vera ‘sudditanza’ nei confronti del branco. Una volta, dopo aver braccato per strada la loro vittima, i bulli hanno costretto il ragazzo a bere alcolici fino a farlo ubriacare, poi gli hanno messo una catena al collo e l’hanno portato in giro per strada come un cane al guinzaglio. In un’altra occasione, in cinque contro uno, lo avevano afferrato con la forza, spogliato e appeso per le gambe a testa in giù sopra un ponte mentre lo costringevano a subire atti sessuali. Le immagini degli abusi facevano il giro dei cellulari dei compagni di classe, che si guardavano bene dall’informare genitori e insegnanti, forse per paura di ritorsioni o forse perché non si rendevano conto della gravità degli atti ripresi.
La spedizione punitiva- Alcuni degli indagati, inoltre, devono rispondere anche di una “spedizione punitiva” nei confronti di due coetanei che avevano provato a denunciare il loro comportamento. I due, rientrando a casa, sono stati picchiati fino all’arrivo di uno dei genitori che ha scongiurato ulteriori danni.
Gli atti vandalici – A carico del branco anche episodi di vandalismo in alcune stazione ferroviarie: rottura di vetri, lancio di sassi, imbrattamento delle carrozze, anche con l’utilizzo di estintori. Inoltre a ottobre, alcuni di loro, avevano lanciato sassi contro un treno regionale.