«Un’emergenza pubblica», per sconfiggerla «c’è ancora molto da fare». Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, lancia un monito. Nonostante i maltrattamenti siano in calo, la violenza nei confronti di mogli, madri, fidanzate persiste. Gli ultimi dati disponibili sull’Italia parlano di circa 30mila casi ogni anno. Una vera e propria «mattanza di genere», l’ha definita la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Le nude cifre fanno paura e i miglioramenti, che pure ci sono, sono tuttavia irrisori. Rispetto al 2018 violenze sessuali e atti persecutori sono diminuiti del 10 per cento. Il percorso, quindi, è ancora lungo. Affinché si possa realmente sconfiggere la prepotenza verso il genere femminile, bisogna cambiare la cultura che è alla base della società e favorire la ripresa di chi ha dovuto affrontare maltrattamenti. L’Associazione banche italiane (Abi) ha annunciato di voler sospendere i mutui per le vittime di violenza. Solo una delle tante iniziative che stanno cercando di aiutare le donne e le famiglie colpite dalla violenza di un uomo, che spesso è un fidanzato o un marito. «Partiamo dai giovani», ha suggerito su Twitter il premier, Giuseppe Conte.
Le dichiarazioni – Ciò che deve crescere secondo Mattarella è «la consapevolezza del fenomeno». Ognuno deve diventare conscio di quanto, purtroppo, sia radicato nella società: «Le donne non cessano di essere oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso dentro le famiglie o perpetrati da persone conosciute», ha detto il presidente. Per questo motivo l’impegno deve coinvolgere tutti: «Dobbiamo continuare ad adoperarci nella prevenzione, nel concreto sostegno delle vittime e dei loro figli, nell’applicazione rigorosa degli strumenti esistenti, nel reperimento delle risorse necessarie e nell’elaborazione di ciò che serve per intercettare e contrastare i segnali». D’altra parte, i maltrattamenti nei confronti di un membro della società civile non riguardano soltanto coloro che si sentono direttamente chiamati in causa: la violenza sulle donne, in quanto violazione dei diritti umani, coinvolge entrambi i sessi e «ostacola lo sviluppo della comunità». Il Capo dello Stato ha ricordato durante il suo discorso che l’obiettivo della Giornata internazionale, istituita il 25 Novembre vent’anni fa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è proprio quello «di richiamare l’attenzione pubblica». Al livello comunitario e in Italia qualcosa è stato fatto, ma i passi da compiere sono ancora molti. «Ogni donna deve sentire le istituzioni vicine», ha concluso il presidente. Sul tema è intervenuto anche il premier, Giuseppe Conte, che ha ricordato quanto sia fondamentale «lavorare per una svolta culturale che parta dai giovani». Una posizione condivisa anche dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati: «Le leggi non bastano se le menti non cambiano. Siamo di fronte a una mattanza di genere».
Abbiamo approvato norme, sbloccato fondi, avviato confronti: la violenza contro le donne rimane un’emergenza. Lavoriamo per una svolta culturale, che parta dai giovani. Domani ne parlerò in una scuola a Roma insieme alla Comm. d’inchiesta sul femminicidio #stopviolenzasulledonne
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) November 25, 2019
I numeri – Le vessazioni continuano ancora. I dati elaborati dalla Polizia parlano di 88 casi al giorno: ogni 15 minuti una donna viene picchiata o maltrattata. L’autore della violenza, che tre casi su quattro è un italiano, «non bussa ma ha le chiavi di casa». Nell’82 per cento dei casi, infatti, si tratta di una persona già conosciuta dalla donna. La maggior parte delle volte un ex partner (61 per cento). Rispetto al 2017 i numeri diminuiscono: calano del 16,7 per cento le violenze sessuali, del 2,9 per cento i maltrattamenti in famiglia e del 12,2 per cento gli atti persecutori. Ma rispetto a tre anni fa le cifre sono comunque aumentate. Si riducono i femminicidi: rispetto al 2018 del 4 per cento. Anche in questo caso il trend negativo non è poi così evidente e i casi rimangono ancora tanti. Basti pensare che nel 2019 una donna su due è stata uccisa perché considerata un oggetto da sottomettere e governare.
L’iniziativa di Abi – Cercare di limitare la violenza sulle donne significa anche far in modo che chi denuncia maltrattamenti non sia abbandonato dalle istituzioni e dalla società. A pochi giorni dallo sblocco dei fondi per i figli delle vittime di femminicidio, l’Abi ha comunicato di aver sottoscritto un protocollo per sospendere i mutui delle vittime di maltrattamenti: per un massimo di 18 mesi non dovranno pagare nessuna quota al proprio istituto bancario. «Oggi, come in ogni altro giorno dell’anno, occorre mantenere alta l’attenzione alla lotta contro la violenza sulle donne. Con il protocollo sottoscritto, Abi e i Sindacati di settore hanno voluto fornire una concreta forma di sostegno alle vittime di questo inaccettabile problema sociale», ha dichiarato Giovanni Sabatini, Direttore Generale di Abi.