Oltre 20mila donne accolte dai centri antiviolenza e 103 uccise in ambito familiare (dati di D.i.Re e Polizia criminale), in media una ogni tre giorni. Sono questi i numeri della violenza sulle donne in Italia nel 2021. Numeri che non restituiscono la reale portata di un fenomeno che resta in parte sommerso. «La vergogna impedisce ancora alle donne di denunciare» ha spiegato a La Sestina Cathy La Torre, avvocata e attivista, ospite all’evento “Non ti voltare” al cinema Odeon di Milano. Lo spettacolo, organizzato da Sorgenia, Pangea Onlus, La Casa Grande e Parole Ostili, è andato in scena il 24 novembre, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, con l’obiettivo di rivolgersi a quanti vivono a fianco di donne che subiscono violenza e possono fare la differenza, se scelgono di non voltarsi dall’altra parte. Tra i partecipanti anche i tiktoker Momo e Raissa e l’influencer Enrica Scielzo, che ha portato sul palco la sua storia di transizione di genere, discriminazione e violenza.

spettacolo "Non ti voltare"

Un’immagine dello spettacolo “Non ti voltare” di Sorgenia, Pangea Onlus, La Casa Grande e Parole Ostili al cinema Odeon di Milano

L’iceberg della violenza – Le donne continuano a essere sottoposte a molteplici soprusi. Secondo l’ultimo report annuale di D.i.Re (Donne in Rete Contro la Violenza), nel 2021 tra le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza quasi l’80% ha subito violenza psicologica e il 57% è stata sottoposta a violenza fisica. Spesso queste donne si trovano in condizioni di violenza economica. Oltre alle vittime di violenza sessuale e stalking, ci sono anche donne che subiscono quello che viene definito revenge porn, cioè la diffusione di contenuti privati, di solito a sfondo sessuale, senza il consenso delle persone coinvolte. Si tratta di un’altra forma di violenza che genera nelle donne vergogna e, quindi, una scarsa propensione alla denuncia, spiega Cathy La Torre, che sottolinea: «Nella parola revenge (in italiano “vendetta”, ndr.) è contenuta l’idea che la persona vittima di questo tipo di violenza quasi se lo sia meritato, perché il partner o l’ex partner “si vendica” di qualcosa».

Combattere la violenza Liviana Marelli, presidente della cooperativa La Grande Casa, ha raccontato a La Sestina il suo lavoro nel combattere la violenza contro le donne. Nel 2021 la sua associazione, con sede a Sesto San Giovanni (Milano), ha ospitato 70 donne in 15 strutture protette. «Il lavoro da fare è culturale, e da questo punto di vista mi pare che negli ultimi anni ci siano stati dei cambiamenti e che ora ci sia una maggiore consapevolezza, anche grazie al lavoro che si fa nelle scuole», ha detto. «I numeri però sono ancora molto allarmanti e questo significa che non è sufficiente».

L’impegno delle istituzioni – Qualcosa si muove anche in Parlamento e il 24 novembre il Senato ha dato il via libera a una commissione bicamerale d’inchiesta sulla violenza di genere. La Torre ha commentato questa iniziativa augurandosi che produca risultati concreti: «Tutti gli strumenti possono servire, se non sono forma ma sostanza. Speriamo che questa ennesima commissione abbia il potere di fare qualcosa, non solo di indagare e monitorare, perché i dati sull’applicazione del Codice rosso (la legge approvata nel 2019 per prendere in carico rapidamente le denunce delle donne vittime di violenza, ndr.) sono sconfortanti».

Cathy La Torre

L’attivista Cathy La Torre in una scena dello spettacolo “Non ti voltare”

Per lottare contro la violenza di genere, però, servono risorse. «Il compito del governo è quello di continuare a investire», ha specificato Marelli. «Occorre che i fondi ci siano, che siano strutturali e continuativi, che arrivino in tempo utile». Secondo il report “Cronache di un’occasione mancata” di Actionaid, a ottobre 2021 i centri antiviolenza avevano ricevuto appena il 2% delle risorse stanziate per il 2020.