«Certamente una domanda la fece, e io non risposi. Gli dissi che di banche in difficoltà io parlo solo col ministro dell’Economia». È così che Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, si rivolse all’allora premier del Consiglio Matteo Renzi, il quale chiedeva informazioni su Banca Etruria. A rivelarlo è stato lo stesso Visco nell’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Confermate anche le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera su un possibile incontro avvenuto fra Maria Elena Boschi e il vice di Banca d’Italia Fabio Panetta. L’allora ministro incontrò per due volte Panetta e «manifestò il dispiacere e le preoccupazioni sulle conseguenze della crisi di Banca Etruria sul territorio», ha dichiarato il governatore, precisando che il suo vice riferì «a me e al dg Rossi dei brevi colloqui», nei quali «non ci fu richiesta di interventi e non si parlò di questioni di vigilanza».
Il ruolo di Bankitalia nella crisi – «Nell’opinione di alcuni la Banca d’Italia avrebbe sempre detto che “andava tutto bene” e avrebbe sottovalutato la situazione quando con la seconda recessione, innescata nel 2011 dalla crisi dei debiti sovrani, una nuova ondata di deterioramento della qualità dei crediti si è aggiunta a quella sopportata dalle banche nel triennio precedente. Non è vero». Dopo settimane di attacchi sull’operato della Banca centrale, la quale avrebbe gestito in modo scorretto la crisi del sistema bancario, Visco si difende così: «A determinare l’evoluzione del sistema finanziario italiano non è stata una vigilanza disattenta, ma la peggiore crisi economica nella storia del nostro paese. La mala gestio di alcune banche, comunque, c’è stata e l’abbiamo più volte sottolineato». Un ruolo istituzionale, quello di Bankitalia, che non era mai stato messo in discussione: «In oltre 120 anni di storia della Banca d’Italia non ci risulta vi sia mai stato un ispettore che nell’esercizio della propria funzione si sia reso colpevole di omessa vigilanza, o sia stato condannato per corruzione o concussione», ha dichiarato Visco, difendendo i suoi uomini dall’accusa di «aver influito negativamente sull’accuratezza del lavoro della Vigilanza».
Il caso Popolare di Vicenza – «La Banca d’Italia non ha mai fatto pressioni su nessuno per favorire la Banca popolare di Vicenza o sollecitarne un intervento. Mai», ha affermato Visco, che ricorda di avere incontrato Gianni Zonin, l’ex presidente dell’istituto vicentino, come tutti gli altri banchieri, ma «mai da solo». Smentito anche l’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, che una settimana fa in Commissione aveva accusato Visco di aver sentito telefonicamente Zonin per parlare della fusione tra le due banche venete. «Incontrai in Banca d’Italia Zonin per 5 minuti e raccomandai equilibrio e interventi paritari», si è difeso Visco, negando di avergli mai telefonato direttamente.
L’evento più atteso – Barbagallo, Vegas, Zonin, Consoli, Padoan. Continua la sfilata dei big chiamati a rispondere alle domande della Commissione banche sulla crisi del sistema bancario italiano. Ma gli occhi della politica sono tutti puntati a mercoledì 20 dicembre, quando la bicamerale presieduta dal senatore Pierferdinando Casini ascolterà Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, che dovrà chiarire la natura dei suoi colloqui con l’ex ministra Maria Elena Boschi sulla vicenda di Banca Etruria. L’obiettivo politico è confermare, o smentire, l’indiscrezione pubblicata dal giornalista Ferruccio de Bortoli secondo la quale Boschi avrebbe chiesto a Ghizzoni, in un colloquio privato, di valutare l’acquisizione da parte di Unicredit di Banca Etruria. Banca dove il padre della ministra ricopriva la carica di vicepresidente.