Sarebbe lui, un bambino di 4 anni, il “paziente 1” in Italia. Lo rivela una ricerca dell’Università Statale di Milano secondo cui il virus Sars-Cov-2 circolava nel nostro Paese prima della diagnosi effettuata a Codogno il 20 febbraio 2020. Il piccolo era stato portato al Pronto Soccorso nell’autunno 2019 con sintomi che i medici avevano ricondotto ad un morbillo. Solo un anno dopo si è scoperto che era invece affetto da coronavirus.
I sintomi – Tosse, vomito e macchie sulla pelle: sono questi i sintomi con cui il bimbo, residente nell’hinterland milanese, arriva al Pronto Soccorso il 30 novembre 2019. I medici, venuti a conoscenza che il malessere dura da dieci giorni, decidono di sottoporrlo ad un tampone orofaringeo per accertare l’ipotesi di morbillo. Il test però risulta negativo.
Lo studio – Il tampone del bimbo è stato raccolto e conservato, insieme a quello di altri 38 pazienti con sintomi sospetti ma negativi al morbillo, dal Laboratorio di sorveglianza di morbillo e rosolia dell’università Statale di Milano. I ricercatori, a distanza di un anno, hanno analizzato quegli stessi tamponi alla ricerca di tracce di Covid.
Il racconto di una delle autrici – Il motivo di questa decisione lo racconta Antonella Amendola, una delle autrici dello studio e Responsabile del Laboratorio di sorveglianza di morbillo e rosolia. «Sin dalle loro prime segnalazioni dopo l’inizio della pandemia i dermatologi lombardi ci parlavano di manifestazioni cutanee correlate al Covid, come una forma simile alla sindrome di Kawasaki – racconta – A ciò si è aggiunta una pubblicazione scientifica che dimostrava la presenza di Rna del virus nelle acque reflue di Milano». Da qui l’intuizione di analizzare quei 39 tamponi raccolti tra settembre 2019 e febbraio 2020. «L’Rna dei pazienti che avevamo conservato è stato sottoposto ad un nuovo tampone, questa volta non alla ricerca di morbillo ma di Covid – continua Amendola – Quello del piccolo di 4 anni è risultato positivo». Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Emerging Infectious Diseases, non ha saputo però determinare dove il bambino possa essere stato contagiato. La famiglia non risulta essersi mossa dalla propria casa, a nord di Milano, ed è quindi certo che l’infezione sia avvenuta in città.