E adesso l’ex vicepresidente del Parlamento Europeo fa causa proprio al Parlamento Europeo. Eva Kaili, la protagonista del Qatargate passa al contrattacco e accusa la sua ex istituzione di aver violato l’immunità che le spettava facendola seguire dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, l’istituzione che indagava l’esistenza di software illegali in grado di spiare i cittadini europei.

L’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili (Wikimedia Commons)

I 5 mesi di detenzione – Kaili, rimossa dal ruolo di vicepresidente dopo le accuse di corruzione da parte di funzionari del Qatar e del Marocco, è stata detenuta in via preventiva a Bruxelles, senza la possibilità di vedere la figlia, per cinque mesi. Insieme a lei erano stati arrestati anche l’ex europarlamentare Antonio Panzeri, fondatore della Ong Fight impunity attraverso la quale arrivavano i presunti finanziamenti illeciti, Niccolò Figà-Talamanca, legato alla stessa Ong, Marc Tarabella e Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri e marito proprio di Eva Kaili. Nella prima metà del 2023 sono stati tutti rilasciati. Kaili, ora in libertà vigilata, nei mesi passati ha più volte denunciato attraverso i suoi legali di essere stata sottoposta a tortura, tenuta in isolamento e in condizioni difficili, al freddo e separata senza motivo dalla figlia di due anni.