Il presidente Sánchez con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev (Fonte: Ansa Epa/Sergey Dolzhenko)

Sarà la Spagna a dettare i ritmi dell’estate europea. Mentre Quevedo e la Rosalía si impongono nelle classifiche musicali del vecchio continente, il 1º luglio il governo di Madrid ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea. La Spagna manterrà questo ruolo per i prossimi sei mesi, in accordo con il meccanismo di turnazione previsto dai trattati. Nei primi giorni del semestre il leader Pedro Sánchez è stato il protagonista degli eventi inaugurali: dapprima la visita a Kiev, dove ha ricordato che l’Europa continuerà a sostenere la resistenza ucraina, e poi gli appuntamenti ufficiali a Madrid, dove ha ricevuto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. Tuttavia potrebbe non essere Sánchez a chiudere il semestre il prossimo 31 dicembre. Già il 23 luglio, infatti, in Spagna si terranno le elezioni generali: l’appuntamento, inizialmente previsto per la fine del 2023, è stato anticipato per volontà del presidente stesso in seguito ai risultati deludenti del suo Partito socialista (Psoe) alle amministrative di maggio. Per gli analisti europei, il voto spagnolo sarà anche il banco di prova dell’asse tra popolari e conservatori: se le due forze riuscissero a formare un governo a Madrid, anche l’ipotesi di una maggioranza di centrodestra nel prossimo Parlamento europeo si farebbe più realistica.

Prioridades – Il compito della Spagna nel corso del semestre di presidenza sarà quello di guidare i lavori del Consiglio dell’Ue favorendo la cooperazione tra gli Stati membri e il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda europea. Per farlo, Madrid ha identificato quattro priorità nel suo mandato: reindustrializzare l’Unione, accelerare la transizione ecologica, promuovere la giustizia sociale, rafforzare l’unità europea. Inoltre, la Spagna ha annunciato una maggiore attenzione per i rapporti tra Ue e America Latina. Questi obiettivi, definiti in accordo con Belgio e Ungheria (che ricopriranno l’incarico nei due semestri successivi), dovranno essere perseguiti dal governo spagnolo anche nel caso in cui Sánchez non venga confermato nel suo ruolo. Per questo il suo principale rivale, il popolare Alberto Núñez Feijóo, ha già costituito una squadra di esperti composta da ex ministri e ambasciatori, un ex commissario e diversi europarlamentari, con lo scopo di garantire continuità alla presidenza spagnola. Nel 2022 una situazione simile si era vissuta in Francia, con le elezioni presidenziali convocate nel mezzo del semestre di presidenza. In quel caso, però, Emmanuel Macron era riuscito a confermarsi alla guida del Paese: oggi Pedro Sánchez spera di fare altrettanto, sfruttando a suo vantaggio il ruolo di primo piano sulla scena europea.

Scenari aperti – Le elezioni del 23 luglio si preannunciano come una sfida aperta. I sondaggi, seppur molto variabili a seconda dell’istituto di ricerca, danno in vantaggio il Partito popolare di Feijóo, stimato intorno al 33%. Per raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento sarebbe necessario il sostegno di Vox, formazione di estrema destra nato da una scissione dai popolari. Al momento la forza guidata da Santiago Abascal (che in Europa è un fedele alleato di Giorgia Meloni) è data al 14%: con questa percentuale, la maggioranza assoluta non sarebbe un obiettivo impossibile per il blocco di destra. Tuttavia, i giochi restano aperti anche per il centrosinistra. Dall’annuncio di elezioni anticipate il Partito socialista ha riniziato a crescere nei sondaggi e non sarebbe lontano dalla soglia del 30%. La rimonta è dovuta soprattutto al leader Sánchez, che è tornato protagonista del dibattito pubblico grazie alle numerose interviste rilasciate a giornali e televisioni. Per essere confermato presidente del governo, la sua principale alleata sarà Yolanda Díaz, attuale vicepresidente. Díaz, che proviene dal Partito comunista spagnolo, è riuscita a compattare le formazioni a sinistra del Psoe sotto la sigla “Sumar” (aggregare). Oggi il cartello di sinistra radicale è stimato intorno al 13%, ma secondo alcuni istituti di ricerca avrebbe già sorpassato Vox. La riedizione di un governo di coalizione guidato da Sánchez sarebbe favorita anche da un buon risultato dei partiti regionalisti e indipendentisti. Per queste formazioni (i catalani di Esquerra Republicana e i baschi di Eh Bildu in primis) è più facile dialogare con la sinistra, che hanno sostenuto anche nel corso dell’attuale legislatura. In parte spetterà a loro il compito di impedire alla destra di raggiungere la maggioranza assoluta: in caso contrario, sarebbero a rischio anche le loro istanze di maggiore autonomia locale.