Per quanto possano esserci antipatici, i francesi sono un modello da seguire in fatto di sostenibilità alimentare. Lo confermano i dati pubblicati dal “Food sustainability index”, in occasione del settimo forum internazionale sul cibo e la nutrizione tenutosi il 1° dicembre nell’aula magna dell’università Bocconi di Milano. Il progetto di ricerca, realizzato da The Economist Intelligence Unit in collaborazione con Barilla center for food and nutrition, ha preso in considerazione 25 stati. Tre i parametri fondamentali di valutazione: impegno delle istituzioni nell’affrontare i problemi nutrizionali (fame e obesità), lotta contro lo spreco alimentare e capacità di adottare un modello di agricoltura sostenibile.
Francia, Giappone, Canada: I paesi più sostenibili dal punto di vista alimentare in termini di nutrizione, agricoltura, spreco #BCFNforum pic.twitter.com/BPmsDkTCJN
— BarillaCFN (@BarillaCFN) 1 dicembre 2016
Il primo posto della classifica generale se lo aggiudica la Francia, grazie soprattutto agli sforzi messi in campo sulla scia della conferenza sul clima di Parigi del dicembre 2015. I cugini d’Oltralpe hanno una legge sullo spreco alimentare esemplare, che punisce duramente i supermercati, i ristoranti e gli esercizi commerciali che buttano nella spazzatura i prodotti invenduti o in eccesso. Numerose anche le iniziative promosse dal governo francese per sensibilizzare l’opinione pubblica e rendere i cittadini maggiormente consapevoli sull’impatto sociale, economico e ambientale che può avere una corretta alimentazione.
Al secondo il Giappone, seguito dal Canada. Medaglia d’oro per l’agricoltura sostenibile alla Germania, paese sempre più attento alle potenzialità della green economy. In fondo alla classifica ci sono Egitto, Arabia Saudita e India.
L’ Italia deve accontentarsi del sesto posto. Buona la valutazione sulla gestione dei consumi idrici e sul contenimento delle emissioni di gas serra. Nel Belpaese c’è molta attenzione alla biodiversità e alla qualità del cibo, ma il problema più rilevante messo in evidenza dallo studio è l’ “overnourishment”, ossia l’iper-nutrimento: il numero degli obesi italiani, soprattutto in fascia giovanile, è in pericoloso aumento.
Sotto la lente di ingrandimento dell’indice anche 16 grandi città del mondo, tra cui Milano. Tra i criteri di giudizio adottati ci sono gli spazi verdi a disposizione dei cittadini, i chilometri di piste ciclabili, il tasso di obesità e la qualità del cibo nei ristoranti. Bocciate Lagos, città più popolosa della Nigeria, e Mumbai, in India, metropoli poco “green” e alle prese con problemi di sovrappopolazione e di accesso al cibo tra le fasce più povere. Milano si colloca a metà classifica: cresce il fenomeno dell’economia circolare, ma sono ancora troppo pochi gli spazi di verde pubblico. La città dove si mangia meglio? Parigi.