Mite, conservatore e abile mediatore. Ma anche favorevole all’austerity e a una linea dura sull’immigrazione. Sono le caratteristiche principali di Manfred Weber, il quarantaseienne bavarese scelto dai popolari europei come Spitzenkandidat, il candidato alla presidenza della Commissione europea. Sconosciuto ai più, non ha mai avuto incarichi esecutivi e siede nel Parlamento europeo dal 2004. La sua battaglia vittoriosa più grande? Ha dato la possibilità ai 18enni di viaggiare gratuitamente in interrail.

La vita privata – Weber è nato il 14 luglio del 1972 a Niederhatzkofen, una frazione di Rottenburg an der Laaber, 80 chilometri a nord di Monaco di Baviera. Secondo di tre figli, si laurea in ingegneria nel 1996 nel capoluogo bavarese e poco dopo fonda due società attive nel campo della gestione ambientale. È sposato dal 2002 e appena può torna nella sua città natale dove vive ancora. Suona la chitarra e per 20 anni ha fatto parte del gruppo musicale “The Peanuts”.

La carriera politica – Nel 2002 viene eletto nell’Assemblea regionale della Baviera e nel 2004 al Parlamento europeo. Dal 2003 al 2007 è stato alla guida dei giovani della Csu, il partito conservatore bavarese storico alleato della Cdu della cancelliera Angela Merkel. Dal 2014 è leader del Ppe (Partito popolare europeo), risultando il capogruppo più giovane dell’epoca. A novembre 2018 ha sconfitto a larga maggioranza il finlandese Alex Stubb quando i popolari hanno scelto il loro candidato per la presidenza della Commissione europea.

Le proposte – Nonostante il suo partito, la Csu, sia storicamente più conservatore della Cdu, Weber è più moderato rispetto agli altri due uomini forti del partito, il ministro degli Interni Horst Seehofer e il governatore della Baviera Markus Soeder. Allo stesso tempo, però, era considerato il popolare più vicino al premier ungherese Viktor Orbán e ai sovranisti fino a che non ne ha preso le distanze. Riguardo all’immigrazione, il candidato dei popolari ha promesso 10mila agenti per controllare le frontiere sostenendo la necessità di «un piano Marshall e un commissario per l’Africa». Vede l’economia cinese come una minaccia e si oppone all’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Riprendendo una proposta dell’ex cancelliere Helmut Kohl, vorrebbe creare una “Fbi europea” per combattere il terrorismo e il crimine organizzato. Contribuire alla creazione di cinque milioni di nuovi posti di lavoro, vietare la plastica monouso e tassare i giganti del web per creare un fondo per le persone disoccupate a causa dell’innovazione tecnologica sono altre proposte che caratterizzano il suo programma.