«Oggi Radio Maria e Canti Gregoriani», Beppe Grillo ironizza così su Twitter il tonfo clamoroso del Movimento Cinque Stelle alle elezioni europee. Con il 17% delle preferenze registrate i pentastellati hanno raccolto il peggior risultato mai ottenuto su scala nazionale nella loro, relativamente breve, storia politica.

Che in queste ore i Cinque stelle stiano davvero pregando non è dato sapere, quel che è certo è che il rosario di Salvini si è rivelato più efficace. «Siamo stati penalizzati dall’astensione, soprattutto al Sud, ma lo sapevamo, ora testa bassa e lavorare», ha detto Luigi Di Maio, interrompendo un silenzio assordante. Il bilancio dell’ultima tornata elettorale è amaro e pesa molto anche sugli equilibri di Governo. Il leader al Corriere della Sera tenta di minimizzare: «È un momento di difficoltà come tanti, ad ogni modo restiamo l’ago della bilancia di questo esecutivo».

Eppure i rapporti di forza nella maggioranza si sono ribaltati. La Lega vincitrice al centro e al nord è diventata il primo partito del Paese con il 34,3%. Segue il Partito Democratico con il 22,7%.

 

I dati più bassi – Il tracollo elettorale parla di una perdita di ben 10 punti percentuali in soli 15 mesi. Nonostante il movimento si sia confermato leader al sud, la Lega ha rimontato. «La nostra gente si è astenuta, attende risposte e noi queste risposte gliele vogliamo dare», ha commentato Di Maio che ha convocato un’assemblea dei gruppi parlamentari straordinaria.

Nello specifico tra i dati più bassi quelli in Calabria, dove nel comune di Cardeto (RC) i grillini hanno ottenuto appena l’11,8% delle preferenze, lasciando il posto al Pd con il 30,1% e in Puglia, dove a Carpino, provincia di Foggia, si è arrivati appena ad un 10,9%, sempre a favore del Partito Democratico, che ha raccolto il 34%. Nel resto d’Italia colpisce invece il risultato di Torino, dove il Movimento ha registrato il 13,33% delle preferenze, nonostante il sindaco del capoluogo piemontese sia la pentastellata Chiara Appendino.

“Troppo silenziosi, troppo puri” – Era il 4 marzo 2018, un trionfante Movimento Cinque Stelle registrava il 32,7% proclamandosi primo partito d’Italia. Da allora sono passati soltanto 15 mesi e l’ascesa si è trasformata in una caduta libera. Luigi Di Maio crede di sapere dove ha sbagliato: «Troppo silenziosi e troppo puri, se questa è una colpa me la prendo». Ed è stato ancora una volta il silenzio il protagonista anche della complessa notte elettorale dei Cinque Stelle. Mentre Salvini tirava fuori di nuovo il suo rosario, lasciando dichiarazioni ai giornalisti e le sue pagine social impazzavano di foto e ringraziamenti, Di Maio non ha concesso commenti.