Nessuna fase due per il codice Ateco 80.30, almeno per ora. Il Dpcm del 26 aprile non ha incluso le agenzie di investigazione e gli operatori della sicurezza privata tra le attività a cui è consentito riaprire. Una decisione che, dopo il crollo degli affari durante il lockdown, mette a rischio le 2mila società del settore che occupa un totale di oltre 12mila addetti sul territorio nazionale. Secondo Luciano Tommaso Ponzi, presidente di Federpol, è un grave errore impedire alle attività munite di licenza di Polizia di svolgere un servizio strategico per il sistema produttivo nazionale. Mentre per Vincenzo Circosta, investigatore privato trentino e membro di Federpol, limitare l’operatività dell’investigatore si traduce in una ingiustificata compressione dei diritti difensivi costituzionalmente garantiti. Ma la riduzione delle possibilità di uscire, unita al permanere della modalità di smart working, diventa anche un’occasione di riconversione per gli 007 privati. Dal pedinamento virtuale del traditore che chatta o fa sexting sulle app di incontri alla caccia dei “furbetti” del telelavoro. Fino al sostegno delle vittime di violenza domestica, in forte aumento durante la quarantena.
Il supporto alle vittime di violenza domestica – Un’emergenza nell’emergenza. A pagare il prezzo di due mesi di quarantena forzata sono soprattutto le donne vittime di relazioni violente. Con un incremento di oltre il 60 per cento delle violenze domestiche, secondo Oms Europa, e 11 femminicidi in 11 settimane di lockdown solo in Italia. Ma gli 007 privati possono giocare un ruolo importante per contrastare il fenomeno. Ne è convinto Francesco Finanzon, titolare dell’agenzia investigativa Octopus, che assiste a distanza le vittime di violenza domestica nel raccogliere prove degli abusi subiti senza farsi scoprire. «Perché – spiega Finanzon – è importante avere materiale probatorio della violenza per ottenere tutela nelle sedi giudiziarie, ma anche per aiutare la vittima a prendere consapevolezza degli orrori subiti: il primo passo verso la ribellione». Tre le regole da seguire: scaricare sul proprio smartphone un’applicazione per videoregistrazioni, tenere sempre accesa la registrazione per evitare che a maltrattamento esploso non si abbia poi la possibilità concreta di avviarla e inviare una copia dei contenuti salvati sulla memoria esterna a una persona fidata. Contenuti che poi andranno trascritti integralmente per essere utilizzati nelle sedi giudiziarie.
Il controllo ai tempi del telelavoro – Quali strumenti ha un datore di lavoro per assicurarsi che i dipendenti in modalità smart working svolgano effettivamente gli incarichi che gli sono stati assegnati? Sistemi di controllo a distanza sono vietati in assenza di accordo sindacale o di autorizzazione dall’Ispettorato territoriale del lavoro. Come non sono consentiti software aziendali di verifica della navigazione in internet o webcam per capire se il lavoratore è collegato al pc o sta facendo altro. Ma secondo l’azienda investigativa comasca Reserv investigazioni il Jobs Act (Dlgs n. 151/2015) consente un margine di intervento per gli 007 a caccia dei “furbetti” dello smart working. Il monitoraggio può essere mirato su smartphone e pc aziendali sui quali il lavoratore non può avere pretese di privacy dato l’uso non consentito per fini personali. L’utilità delle aziende investigative non si esaurisce al lavoro “domestico”. «Con la graduale riapertura di molte attività – sostiene Davide Centurioni di Emissarius Investigazioni private – potrebbe essere necessario accertare il rispetto delle disposizioni di distanziamento e l’uso dei dispositivi di protezione da parte dei lavoratori». Un controllo indispensabile per evitare rischi sanitari e ripercussioni economiche sull’azienda, che si troverebbe a dover sospendere l’attività nel caso si verificassero contagi tra lavoratori, oltre che a incorrere in sanzioni.
Il pedinamento si fa virtuale – «Nonostante i limiti imposti alla libertà di movimento, «le infedeltà coniugali non sono certo scomparse», dice Alessandro Milanetti, avvocato divorzista titolare dello studio Avvocato Roma. Ora i tradimenti avvengono a mezzo internet. E la pratica del sexting, l’invio di messaggi e immagini “bollenti” tramite smartphone, tablet o pc, sembra essere la forma privilegiata. Ma per la Cassazione il tradimento virtuale come motivo di addebito della separazione è ormai equiparabile al tradimento consumato. Così l’investigazione privata può rappresentare un’arma decisiva per tutelare i propri diritti e poterli rivendicare davanti ad un Tribunale. Gli 007 scandagliano chat online, social network e piattaforme di incontri a caccia di prove di pratiche di “sexting” dei fedifraghi digitali. Fino a indizi di veri e propri incontri consumati, magari approfittando di scuse di lavoro o di altre necessità di spostamento, come andare ad assistere i genitori anziani. E, aggiunge Milanetti, la raccolta mirata di prove e la pianificazione nel dettaglio del monitoraggio degli 007, in linea con il progressivo allentamento delle misure anti contagio, sono la chiave per anticipare le mosse dell’amante infedele, incrementando la possibilità di scoprire il tradimento .