«Ricordo le nostre lunghe chiacchierate, il tuo sorriso ed anche che, nei lontani anni’80, avevo bisogno di un’ottica per fare un lavoro ma non avevo i soldi per comprarla e tu me la desti per una settimana e te la pagai dopo, a lavoro consegnato». Vittorio Guida, celebre fotografo napoletano, era un cliente abituale dello storico negozio a Piazza Garibaldi di Umberto Sbrescia. Ieri l’imprenditore si è tolto la vita, a 66 anni. Prima di impiccarsi aveva lasciato un biglietto in cui chiedeva ai familiari di allontanarsi da Napoli e implorava lo Stato di non rivalersi su di loro per riscuotere i debiti contratti in questi mesi.
I motivi – Le cause che hanno portato Umberto Sbrescia al suicidio sono evidenti. Da quando è scoppiata la pandemia dovuta al Covid-19, non lavorava più. L’impossibilità di organizzare mostre, eventi e set fotografici gli aveva reso impossibile la vendita degli articoli fotografici, con costi resi insostenibili dalla crisi economica che ha colpito l’Italia nell’ultimo anno. Inoltre, ricordano i suoi clienti e conoscenti, Sbrescia, appassionato dell’arte della fotografia, era solito cedere obiettivi, macchine o cavalletti in prestito. «Devo metterti in condizione di lavorare», diceva sorridendo. Negli ultimi tempi però il lavoro non c’era. E il suo negozio, avviato con il padre nel 1958, si è dovuto indebitare sempre di più, con lo Stato e, probabilmente, con privati. Senza che la situazione migliorasse. Senza che il negozio avesse prospettive. E con esso, la persona che gli aveva dedicato la vita.
Non è la prima volta – Inquietudine, incertezza sul futuro e mancanza di prospettive. La crisi degli ultimi tempi ha risucchiato nel baratro migliaia di commercianti e imprenditori. Già ad agosto Luca, ristoratore fiorentino di 44 anni, si era tolto la vita. Aveva fatto un investimento rilevante poco prima della chiusura delle attività di ristorazione. Che da quel momento non hanno più riaperto a pieno regime. La sua scelta determinata da una concatenazione di cause. Tra cui però il Covid ha giocato un ruolo fondamentale. «Se in 40 anni un’azienda è abituata a pagare tutti, a pagare i debiti ed essere regolare, ma poi ti dicono “chiudete, prendete un prestito e cavatevela da soli”, ecco questa cosa ha tormentato, reso fragile una persona che non è abituata a fare debiti». Marco, fratello di Luca, parla in terza persona. Perché la situazione riguarda altri milioni di italiani che tutto d’un tratto hanno visto cadere le loro certezze.
Alto rischio – L’impennata di suicidi in concomitanza con una crisi è un dato statistico. La Link Campus university di Roma ha aperto un Osservatorio nel 2012 per monitorare l’incidenza della crisi economica sui suicidi. Nel 2013 circa una persona su due (45,6%) era imprenditore. Le crisi dividono la popolazione in chi ce la fa, e chi no. Tra i secondi, per alcuni il fallimento si traduce in disperazione, che a sua volta può portare a togliersi la vita. La Onlus Brf (Brain research fondazione) ha aperto durante la prima ondata un Osservatorio sui suicidi per Covid-19. I dati raccolti raccontano di 62 suicidi, tra marzo e giugno, correlati al Coronavirus. «Parliamo di numeri preoccupanti». E molti, secondo Stefano Callipo, direttore dell’Osservatorio su violenze e suicidi, sono dovuti a motivi economici, indirettamente legati alla pandemia. A maggio, su 40 suicidi commessi da inizio anno, 25 si situano durante il lockdown. «Un picco che reputiamo importante, legato alle difficoltà economiche di questo periodo e che non riguarda solo gli imprenditori ma anche le singole famiglie». Stando ai dati dell’Osservatorio della Link Campus University, i dati di suicidi nel periodo marzo-aprile sono raddoppiati rispetto allo scorso anno. E 14 sui 25 nelle settimane del primo isolamento sono stati commessi da imprenditori. Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio, denuncia l’inefficienza delle politiche economiche finora messe in atto per aiutare gli imprenditori. «Per prevenire quella che si sta delineando come una strage silenziosa, di cui le principali vittime sono gli imprenditori in difficoltà».