Tornano a crescere i numeri della pandemia: +16.6% di nuovi casi e +14.9% ricoveri. Se i decessi rimangono stabili (meno di 40 al giorno), aumentano gli ingressi nelle terapie intensive (+12.9%). È il quadro emerso dall’ultimo monitoraggio indipendente della fondazione Gimbe, riferito alla settimana 27 ottobre – 2 novembre. L’inversione di tendenza nelle ospedalizzazioni per adesso non preoccupa dato che il tasso di occupazione, a livello nazionale, è del 5% per l’area medica e del 4% per quella critica, lontano dalla soglia che porterebbe alla zona gialla (rispettivamente 15 e 10%). «Il quadro pandemico è discreto anche se non ottimale – ha commentato sul Corriere della Sera Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza – un numero molto rilevante di non vaccinati tiene alta la circolazione del virus. Non hanno capito quanto rischiano»

Il calo dei vaccini – Se il virus sembra aver ripreso la corsa, è anche perché sta approfittando di un progressivo ristagno della campagna vaccinale. Rispetto alla scorsa settimana, i nuovi immunizzati sono calati del 39.6%: tra il 27 ottobre e il 2 novembre ci sono state 144mila prime dosi, contro le 239mila dei sette giorni precedenti. Il calo diventa ancora più netto considerando la settimana del 11-17 ottobre, che ne registrò 440mila. L’introduzione del green pass obbligatorio sul posto di lavoro, a parte un exploit immediato, sembra non aver dunque prodotto effetti significativi nel lungo periodo. Al momento 46.656.290 persone, ovvero il 78.7% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, mentre il 75.7% ha completato il ciclo vaccinale. Tuttavia, tra chi manca all’appello, ci sono 2.7 milioni di over 50, una fascia ad alto rischio.

Il nodo terze dosi – A complicare la situazione, come riporta sempre la Fondazione Gimbe, ci sono anche i primi segnali di una «riduzione dell’efficacia del vaccino sulla malattia Covid-19 grave» per chi ha più di 60 anni. Come emerge nel report, negli over 80 il vaccino preveniva il ricovero in terapia intensiva nel 95.9% dei casi per il periodo 4 aprile-11 luglio, ora il 90.4% dei casi. Lo stesso vale per la fascia 60-79 anni: dall’iniziale 98.2% si passa all’attuale 94.8%. «È un calo di efficacia lento – ha spiegato all’Ansa il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – Che spiega, insieme al diffondersi crescente della nuova variante Delta e Delta plus, l’aumento dei ricoveri per queste fasce d’età e la necessità di procedere il prima possibile con le terze dosi di richiamo». Secondo le stime della fondazione, il richiamo dovrebbe coinvolgere quasi 12 milioni di persone da qui a fine anno. Al momento sono state somministrate 1.691.819 terze dosi, ma per l’accelerata bisognerà aspettare un nuovo ciclo di forniture, perché le scorte di vaccini a mRna iniziano a scarseggiare (9.9 milioni le dosi a disposizione adesso). Sempre per Cartabellotta, servirà «un grande sforzo organizzativo. Per mantenere questo ritmo, con la chiusura di numerosi grandi hub vaccinali, accanto alla prenotazione volontaria è fondamentale implementare strategie di chiamata attiva con il coinvolgimento di medici di famiglia e farmacie».

La situazione delle Regioni – Il nuovo aumento dei casi sta risparmiando solo cinque Regioni: Marche, Molise, Piemonte, Sicilia, Umbria. I numeri galoppano soprattutto nel nord-est. In Veneto tutte le province hanno superato la soglia di 50 casi per 100mila abitanti. Ma è a Trieste che il virus circola di più: qui vengono registrati 376 casi per 100mila abitanti. Il dato è probabilmente collegato alle numerose manifestazioni contro il green pass degli scorsi giorni, oltre a un generale ritardo nella campagna vaccinale. Per rafforzarla servirà lavorare soprattutto sul piano comunicativo, come ha detto a Qn il direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini. «È urgente e necessario sviluppare sistemi istituzionali e competenze organizzative a livello locale, nazionale e globale al fine di identificare, monitorare e indirizzare proattivamente l’esitazione vaccinale».

Il confronto con la Germania – Le ultime tendenze della pandemia si inseriscono in un quadro di generale crescita in Europa. «Siamo, di nuovo, all’epicentro – ha detto Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’Oms, che avverte a questo ritmo si rischia un altro mezzo milione di morti da Covid-19. Preoccupa soprattutto la situazione in Germania, dove il 3 novembre ci sono stati 33.949 casi e 165 morti. Lì, però, è vaccinato il 66% della popolazione. «Attualmente stiamo vivendo principalmente una pandemia di non vaccinati ed è enorme – ha dichiarato il ministro della Salute Jens Spahn – In alcune regioni della Germania i posti letto per la terapia intensiva si stanno di nuovo esaurendo».