Dopo 19 mesi, lunedì 8 novembre gli Stati Uniti hanno riaperto i confini ai viaggiatori internazionali: le persone vaccinate provenienti da Europa, Regno Unito e altri Stati possono tornare a visitare il Paese per turismo e altre motivazioni non essenziali. Ma nel Vecchio Continente preoccupa l’andamento della quarta ondata, con il record globale di mortalità in Bulgaria e l’aumento delle restrizioni in Austria e Germania.

Gli Usa riaprono i confini – Sono 33 i Paesi dai quali si torna a partire per gli Usa: oltre agli Stati europei, ci sono anche Cina, Brasile, Iran e India. Per entrare negli Stati Uniti saranno necessari il completamento del ciclo di immunizzazione con uno dei vaccini approvati dall’Organizzazione mondiale della sanità e un tampone con esito negativo fatto nei tre giorni prima della partenza. Sono comunque previste delle esenzioni, per i minori di 18 anni e per chi proviene da Paesi dove i vaccini non sono disponibili. Niente deroghe invece sul test negativo. I controlli saranno affidati alle compagnie aeree: le multe per le violazioni delle norme potranno arrivare a 35mila dollari. L’allentamento delle restrizioni era stato annunciato lo scorso 16 ottobre dall’amministrazione Biden: il blocco delle frontiere era in vigore da gennaio 2020, quando l’ex presidente Donald Trump decise di bloccare i viaggiatori provenienti dalla Cina. Altri Paesi si erano poi aggiunti alla lista, con il progressivo peggioramento della pandemia a livello globale.

Il lockdown per i no-vax in Austria – Sempre da lunedì 8 novembre, in Austria le persone non vaccinate o guarite dal Covid non possono più entrare in ristoranti, parrucchieri, hotel, impianti di risalita ed eventi culturali. Le restrizioni selettive sono state imposte dal governo per incentivare le vaccinazioni e hanno già dato i primi risultati. Secondo quanto riporta il quotidiano Tiroler Tageszeitung, nel Tirolo il numero di prime dosi questo fine settimana si è triplicato. In Austria la campagna vaccinale sta procedendo a rilento, con solo il 63,1% della popolazione completamente immunizzato. Mentre continuano a crescere l’incidenza, che è arrivata a toccare quota 600 casi ogni 100mila abitanti, e numero di letti occupati in terapia intensiva, 365 su 659 posti disponibili (dati all’8 novembre). Numeri che mettono a rischio la stagione turistica invernale e che hanno indotto il cancelliere Alexander Schallenberg a imporre misure di sicurezza più stringenti. Sempre da lunedì, è in vigore l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 in negozi, musei e biblioteche, con multe di 500 euro per i trasgressori e di 3.600 per i gestori delle attività. E l’università Alpen Adria di Klagenfurt ha deciso di negare l’accesso a personale e studenti no-vax a partire dal 15 novembre prossimo.

L’incidenza record in Germania – Sono 201 ogni 100mila abitanti i casi di coronavirus segnalati negli ultimi sette giorni in Germania, secondo i dati pubblicati lunedì 8 novembre dal Robert Koch Institute: un numero record, che supera quello di 197,6 registrato a dicembre dell’anno scorso. Secondo le stime del ministro della Salute, Jens Spahn, nelle prossime due settimane 400 pazienti potrebbero essere ricoverati in terapia intensiva. Per far fronte all’emergenza, il programma del ministro è quello di accelerare la campagna vaccinale e di prevedere per tutti, non solo per gli ultrasettantenni, la somministrazione della terza dose a sei mesi dal completamento del ciclo. Da oggi nel Land orientale della Sassonia, dove il tasso di incidenza del virus è di 491,3 casi ogni 100mila abitanti, sono entrate in vigore regole più restrittive: l’accesso ai ristoranti e ad altri luoghi al chiuso è permesso solo a chi è stato vaccinato o è guarito dal Covid, un tampone negativo non basta più. Si tratta del passaggio dal cosiddetto sistema 3G al 2G, ovvero un Green pass valido per geimpft (vaccinati) e genesen (guariti), ma non per i getestet (testati). Potrebbe essere esteso a altri Länder o introdotto a livello nazionale nel caso di un ulteriore aumento dei contagi.

Gli ospedali Bulgari al collasso – Continua a peggiorare intanto la situazione in Bulgaria, dove le terapie intensive sono piene al 90%. Il Paese ha superato per la prima volta la quota di mille decessi settimanali per il Covid e registra il tasso di mortalità per milione di abitanti più alto del pianeta. Solo il 22% della popolazione bulgara ha completato il ciclo di vaccinazione e anche fra il personale sanitario c’è una percentuale consistente di no-vax: sono il 40% dei medici di base. Il numero di dottori, infermieri e paramedici infettati è arrivato a 16.269 questa settimana.