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L’annuncio di Pfizer, che promette per la prossima settimana il ritorno a pieno regime delle consegne, non consentirà all’Italia di proseguire con le vaccinazioni previste. A dirlo è Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute, ospite ieri, domenica 24 gennaio, al programma di Rai1 Domenica In. «Le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e da AstraZeneca faranno slittare di circa 4 settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione», ha detto Sileri. E ha aggiunto che il quantitativo ridotto di farmaco che arriverà sarà destinato a chi è in attesa del richiamo.
Ma come siamo arrivati a tutto questo e quali saranno le conseguenze?

Le carte – Secondo il Corriere della Sera, che pubblica un resoconto dettagliato degli accordi firmati dall’Unione Europea con Pfizer, risulta che sia stata proprio l’Ema, l’Agenzia Europa del Farmaco, a consentire alla casa farmaceutica di rivedere i propri impegni. Infatti, in un contratto firmato l’8 gennaio 2021, l’Agenzia autorizzava l’azienda a sostenere che «da un’ampolla del vaccino anti Covid Pfizer BioNTech si potranno vaccinare 6 persone invece di 5». Tutto ciò sarebbe avvenuto quando erano state ormai concordate le forniture che spettavano ai vari Stati dell’Unione ed è grazie a questa operazione che Pfizer ha potuto ridurre le consegne concordate. Infatti, sempre secondo il Corriere, «nelle lettere d’ordine dei singoli Stati si parla sempre di dosi e mai di fiale». Il 15 gennaio Pfizer comunica però ufficialmente a tutti i referenti europei — per l’Italia il commissario Domenico Arcuri — che «a partire dal 18 gennaio 2021 ogni vassoio spedito conterrà 1.170 dosi e non più 975, con una riduzione del 20 % del numero di fiale”». La settimana scorsa nel nostro Paese la riduzione è stata del 29%, mentre durante la settimana corrente dovrebbe tornare al 20.

L’azione legale – Dopo l’annuncio dei tagli, e viste le inevitabili conseguenze che questo avrà sulla campagna vaccinale italiana, il Governo potrebbe far partire una diffida nei confronti della casa farmaceutica per non aver rispettato gli accordi precedentemente presi e per aver causato, riporta il Corriere, «potenziali danni alla salute della popolazione italiana, nell’interesse della quale i contratti sono stati sottoscritti». Alla diffida potrebbero seguire la «presentazione di un esposto alla procura di Roma per verificare la veridicità che le forniture siano state destinate ad altri Paesi» oppure la presentazione di una richiesta all’Unione Europea affinché valuti «l’avvio di una controversia presso il foro di Bruxelles nell’interesse dell’Italia, come Stato membro». Entrambe le strade, tuttavia, sembrano in salita. Infatti, in un articolo dell’accordo in cui si parla delle sanzioni previste in caso di inadempienza viene fissata «una penale del 20% del valore delle dosi non consegnate». Ma, e questo è il motivo per cui l’Italia potrebbe non avere vita facile nel fronteggiare questo problema, «l’applicazione delle penali non è automatica» perché solo alla fine del primo trimestre potrà essere valutato un «rimedio» all’inadempienza. Tale rimedio potrebbe essere il diritto al rimborso, la cessazione del contratto e, solo alla fine, l’applicazione della penale.

Il piano vaccinale – Il termine della fase 1 slitterà quindi di alcune settimane a causa dei rallentamenti annunciati. Ma se, come promesso, la Pfizer riprenderà le consegne i tagli dovrebbero riallinearsi intorno alla metà di febbraio. L’impegno prioritario rimane vaccinare entro marzo tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale delle Rsa, over 80 e pazienti fragili, oncologici, cardiologici e ematologici: quasi 7 milioni di italiani.
I tagli annunciati per la distribuzione del vaccino di AstraZeneca, che dovrebbe essere approvato dell’Ema nei prossimi giorni, fanno pensare a possibili ulteriori rallentamenti nelle successive fasi di somministrazione dei vaccini. La fase 2, prevista da aprile a giugno 2021, dovrebbe coinvolgere 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, e 7 milioni e 400mila con almeno un’altra patologia cronica. A cui si aggiunge il personale dei servizi essenziali: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti, le persone con patologie di moderata gravità di ogni fascia d’età. L’ultima fase, che dovrebbe avere inizio nei tre mesi conclusivi del 2021, dovrebbe coinvolgere la restante parte della popolazione con età superiore ai 16 anni. Secondo il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli si dovranno tuttavia rivedere gli obiettivi della campagna che andrà rimodulata sui quantitativi di dosi che arriveranno nei prossimi mesi.