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«La prima impressione è positiva, il sistema funziona e pian piano sta entrando a regime»: il comandante della Capitaneria di porto di Oblia Giovanni Canu si dice soddisfatto circa lo svolgimento delle prime operazioni di controllo sanitario previste dall’8 marzo per gli arrivi in Sardegna, prima regione italiana in “zona bianca”. Secondo l’ordinanza del presidente Christian Solinas chi arriva sull’isola dovrà essere munito di certificato di vaccinazione, oppure sarà sottoposto a test molecolare o antigenico rapido nelle strutture autorizzate dentro scali marittimi e aeroporti sardi, pena l’isolamento per 10 giorni.

Le opzioni – Il protocollo, su cui vigilerà un team di 250 persone tra medici, infermieri e amministrativi, prevede l’installazione di centri di screening nei porti di Cagliari, Porto Torres, Olbia, Golfo Aranci e Santa Teresa di Gallura e negli aeroporti di Cagliari, Olbia e Alghero. Per chi è già stato vaccinato oppure ha fatto un test con esito negativo meno di 48 ore prima della partenza, basta registrarsi sul sito istituzionale della Regione per scaricare il certificato o “passaporto vaccinale”. Gli altri potranno sottoporsi al tampone antigenico all’arrivo, effettuare un test entro 48 ore in una struttura convenzionata o rimanere in quarantena per 10 giorni. Il provvedimento, che mira a tutelare i bassi tassi di incidenza del virus sull’isola (ieri il primo giorno dell’anno con zero decessi da Covid) senza danneggiarne i flussi turistici, si muove nel solco del progetto “Sardegna Covid Free”, varato lo scorso settembre e bocciato dal Tar regionale perché violava l’articolo 16 della Costituzione sulla libera circolazione delle persone. L’ordinanza attuale potrebbe non essere impugnata dal governo Draghi, a patto che la macchina organizzativa sarda riesca a reggere l’urto, applicando il protocollo senza generare disservizi.

Primi test – Il piano ha avuto il suo battesimo del fuoco nel porto di Oblia, dove in mattinata sono sbarcate tre navi con a bordo circa 600 persone: ad accoglierle, medici e infermieri di Ats Sardegna insieme agli uomini della Capitaneria di porto e delle forze dell’ordine, che hanno scortato i passeggeri fino alle postazioni per lo screening. Secondo gli operatori, il tutto si è svolto senza grandi ritardi o disagi: per Franco Logias, commissario straordinario dell’Assl di Olbia, l’unico problema riguarda «i tempi stretti degli autotrasportatori, per i quali va creata una corsia preferenziale. Buono invece che il 40% delle persone arrivate sia già vaccinata o abbia fatto il tampone, così non si ingrossa la fila ai controlli». Poche ore dopo anche l’aeroporto di Cagliari ha accolto i primi 300 passeggeri, provenienti da Roma e Milano, nelle postazioni di controllo. Ad assistere ai test di verifica c’era l’assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, che insieme al governatore Solinas incontrerà nel pomeriggio gli operatori della filiera turistica. Intanto si registrano i primi casi di variante inglese a Cagliari: su 85 tamponi positivi, ben 56 appartengono alla mutazione, definita dagli operatori del laboratorio policlinico di Monserrato “preponderante” nella Regione.