Un nuovo record: il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre. Il problema del riscaldamento globale ha dato ancora una volta prova della sua gravità. Con 1,1 gradi in più rispetto al secolo scorso, l’anno appena concluso ha superato il 2015, già considerato un anno eccezionale.

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Il rapporto ONU – Gli appelli dell’Onu alla Conferenza sul Clima di Marrakech nel 2016 sono caduti nel vuoto. L’organizzazione delle Nazioni Unite aveva denunciato che l’anno passato sarebbe stato il più caldo di sempre, con conseguenze pericolose per gli equilibri naturali. E aveva anche dato la misura dell’aumento delle temperature: 1,1/1,2 gradi Celsius in più rispetto alla fine del 19esimo secolo.I vertici del Palazzo di Vetro avevano visto giusto. La Nasa certifica che le temperature sono aumentate proprio di un grado in più rispetto al passato.

Danni per l’intera civiltà – A stabilirlo sono stati gli studi dell’agenzia spaziale americana e del Noaa, l’agenzia federale statunitense che si occupa di meteorologia. Secondo le due istituzioni un innalzamento tale delle temperature può provocare danni non solo per l’ambiente, ma per l’intera civiltà.A poche ore dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, uno dei personaggi pubblici più scettici sul tema del riscaldamento globale, il problema diventa sempre più grave. Sono già 35 anni che le temperature non hanno cessato di alzarsi. Dopo aver analizzato  i dati, entrambi gli enti americani hanno concordato che sarà una tendenza “a lungo termine”.

Alla conferenza sul clima di Parigi nel 2015, le previsioni erano state peggiori con aumenti possibili fino a tre gradi. Per questo motivo i leader dei Paesi più industrializzati si erano impegnati a mantenere la corsa dei termometri almeno sotto i due gradi.

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Conseguenze e soluzioni – Il cambiamento climatico non sarà privo di effetti. La Nasa avverte che l’innalzamento delle temperature porterà al progressivo, ma inarrestabile, scioglimento dei ghiacci nelle zone artiche con conseguente alzamento del livello dei mari e inondazioni delle zone costiere. Gli uragani si formeranno più spesso e saranno di intensità maggiore (un fenomeno che ha iniziato a intensificarsi dagli anni ’80). Non solo.

Le stagioni secche si allungheranno con danni sulle produzioni agricole di tutto il mondo e la desertificazione avanzerà ancora, soprattutto negli Stati africani. La pioggia sarà la principale protagonista dei nuovi inverni e primavere, andando così a creare zone torride ad altre eccessivamente umide. Un ulteriore problema è causato dalla presenza di specie animali che, a causa della modifica dell’habitat in cui vivono, sono costrette a spostarsi o rischiano l’estinzione. Fondamentale è la presenza di associazioni ambientaliste, come il WWf, che si occupano di garantire a questi esemplari, tra cui api, foche monache, gorilla, koala e orsi polari la possibilità di continuare a vivere.Tra le soluzioni proposte dall’istituto americano c’è la diminuzione delle emissioni di gas di origine fossile e la ricerca di fonti d’energia alternative che rispettino il pianeta e suoi ecosistemi.