Da Washington Trump fa il solito Trump e accusa gli stati europei, a detta sua, di non aver investito niente sulla difesa da 60 anni a questa parte. A Roma, il ministro della Difesa Guido Crosetto conosce bene la situazione che il bel Paese sta vivendo e senza mezzi termini fa il punto. «Non abbiamo risorse per garantire la difesa dell’Italia» ha detto in un’intervista a La Stampa riferendosi a scorte ed armamenti. Crosetto, già sottosegretario alla Difesa nel quarto governo Berlusconi ed ex presidente dell’Aiad, l’associazione delle aziende italiane per l’aerospazio e la difesa, oggi guida uno dei dicasteri più complicati del governo di Giorgia Meloni, che deve gestire un capitolo di spesa da più di 31 miliardi di euro per il 2025, pari all’1,5% del Pil. Ma data la situazione geopolitica mondiale – la Casa Bianca sempre più ostile agli alleati occidentali, Mosca che continua la propria aggressione in Ucraina e il Medio Oriente pronto ad esplodere – è un tesoretto che deve essere implementato di non pochi miliardi. «La verità» spiega il ministro «è che serve un’accelerazione. Lo dicono le forze armate». Di conseguenza «servirebbe un investimento molto superiore a quello che facciamo, ma occorre anche un intervento normativo. Per fare un esempio, forze armate efficienti devono avere un trattamento giuridico diverso rispetto al pubblico impiego: non mando uno a combattere fino a 65 anni». Insomma, il ministro non può più girarci attorno: l’Italia ha sopra la testa la spada di Damocle con inciso sopra a carretti cubitali “2%“. Ovvero la percentuale minima del Pil che ciascun membro della Nato dovrebbe riservare alla difesa. Crosetto lo sa, e secondo lui quel numero «è solo l’inizio, non possiamo più vederlo come un traguardo»
A dare man forte al numero uno della Difesa sono i due vicepremier. Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, fa sapere che «presto ci sarà l’annuncio della presidente del Consiglio» per quanto riguarda l’aumento delle spese militari. «Una scelta politica che abbiamo fatto. Rispetteremo la richiesta della Nato per il 2%, vedremo cosa chiederà Rutte in futuro», ha dichiarato riferendosi al Segretario Generale della Nato. Anche il leader della Lega Matteo Salvini, ha espresso soddisfazione per le dichiarazioni del ministro Crosetto evidenziando che per «difendere l’Italia e gli italiani» sia necessario spendere di più, anche «più del 2%», ribadendo che «non ha senso fare debito comune per costruire eserciti comuni e comprare armi da Francia e Germania. Aumentare la nostra quota Nato in materia di sicurezza nazionale invece sì». Confermando quindi, anche in questo contesto, il suo appoggio a Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti aveva infatti criticato i Paesi europei sin dai giorni successivi al suo insediamento per non aver rispettato la soglia del 2%. E, anzi, aveva rilanciato chiedendo che il 5% del Pil fosse destinato alla Nato.
La situazione militare europea non è però delle più rosee. In molti dentro l’Unione stanno prendendo in considerazione o hanno già preso in considerazione l’aumento di spesa per la difesa. Basti pensare alla Germania che ha stanziato 500 miliardi – pari al 9% del suo Pil – per investimenti spalmati in 4 anni. Secondo i parametri della Nato, ogni nazione dell’Alleanza deve contribuire in base al proprio Prodotto Interno Lordo, rispettando comunque la fatidica soglia del 2%.
Secondo i dati, che riportano la situazione 2024, i paesi dell’ex Patto di Varsavia, sono quelli che investono maggiormente nel settore difesa. La Polonia, infatti, è medaglia d’oro d’Europa con investimenti pari al 4,12% del suo Pil. Ci sono poi le Repubbliche Baltiche. L’Estonia con il 3,4%, la Lettonia con il 3,15% e la Lituania appena sotto il 3%. Sebbene ideologicamente vicina all’occidente, ma geograficamente confinante con la grande madre Russia, anche la Scandinavia non è da meno in fatto di spese militari. La Finlandia, che è entrata nella Nato nel 2023, raggiunge quota 2,4%. Segue la Svezia con un 2,2% e fanalino di coda dell’estremo nord la Norvegia che non raggiunge la soglia minima imposta dall’alleanza.
Perggio di noi fanno Spagna, Slovenia, Belgio e Lussemburgo che si fermano all’1,3%. Il Portogallo arriva invece all’1,55% mentre la Croazia si ferma poco sotto il 2%. Nel nuovo mondo, il Canada con 28 miliardi di dollari si ferma all’1,4%, lontano anni luce dal budget del Pentagono che per il 2024 ha messo a disposizione 900 miliardi di dollari – pari al 3,4% del Pil americano – facendo degli States il paese che spende di più rispetto tutti gli altri 32 paesi alleati e al mondo intero.