Gli Stati Uniti hanno consigliato ai propri cittadini residenti in India di andarsene non appena sarà possibile farlo in sicurezza dopo l’ennesimo record di morti per Covid-19 registrato nel Paese. In una nota sul sito dell’ambasciata Usa a New Delhi si legge che «l’accesso a tutti i tipi di cure mediche è sempre più seriamente limitato in India a causa dell’aumento dei casi di Covid-19». Si raccomanda quindi di contattare l’ambasciata e di «approfittare delle opzioni di trasporto commerciali disponibili» per lasciare il Paese, nuovo epicentro della pandemia.

La variante indiana – L’emergenza sanitaria che sta travolgendo l’India preoccupa tutto il mondo, che tenta di correre ai ripari. Se da una parte non tardano ad arrivare gli aiuti internazionali per provare a colmare la mancanza di medicinali e attrezzature – Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Singapore hanno inviato ossigeno e farmaci –, dall’altra un Paese dopo l’altro sta chiudendo le frontiere ai voli provenienti dalla penisola indiana o almeno limitando fortemente gli ingressi. Il timore è che la variante indiana, considerata più contagiosa, possa diffondersi senza controllo. Ma secondo il bollettino settimanale dell’Oms sulla pandemia sarebbe già troppo tardi: sono almeno 17 i Paesi dove le mutazioni sono state sequenziate con più frequenza. Tra questi, Usa, Regno Unito, Singapore, Belgio, Svizzera, Grecia e Italia.

Italia – Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni ha soggiornato in India e in Bangladesh, mentre impone quarantena e tampone ai residenti di ritorno. Intanto nella serata del 28 aprile è atterrato all’Aeroporto di Roma Fiumicino un volo proveniente da New Delhi con a bordo 213 passeggeri e 10 membri dell’equipaggio, subito sottoposti a tampone. Dallo screening eseguito è risultato positivo il 9% dei viaggiatori, più due componenti della compagnia aerea. Si attende ora l’esito del sequenziamento per la ricerca delle varianti da parte dell’Istituto Spallanzani di Roma, mentre i positivi e i loro contatti stretti sono stati isolati in un Covid Hotel. Continua anche il monitoraggio della comunità Sikh della provincia di Latina, protagonista di vari focolai di Coronavirus scoppiati tra i lavoratori agricoli, complice il sovraffollamento nelle case e la scarsa attenzione alla prevenzione. «I risultati dei tamponi inviati finora allo Spallanzani non hanno rilevato la presenza della variante indiana», ha dichiarato la direttrice sanitaria della Asl di Latina Silvia Cavalli, che sottolinea l’impegno del Dipartimento di Prevenzione, della Prefettura e dei capi religiosi della comunità nell’attività di screening sul territorio che conta almeno 22mila lavoratori indiani. «La situazione è sotto controllo. Stiamo portando avanti un’attenta campagna epidemiologica, con screening dei lavoratori di sette aziende agricole, tamponi specifici ai casi positivi, isolamento e tracciamento», ha dichiarato la direttrice.

L’ennesimo record – Ogni giorno l’India supera il record di casi e di morti di quello precedente: l’ultimo dato è di 3.645 morti e 379,257 nuovi casi, ma i numeri sono con tutta probabilità molto più alti. Alla situazione già critica si aggiunge lo stallo della campagna vaccinale, causato della mancanza di dosi, nonostante l’India ospiti il più grande produttore di vaccini, il Serum Institute of India. A oggi sono 140 milioni le persone vaccinate, su oltre 1,4 miliardi di abitanti. Arundhati Roy, scrittrice e attivista indiana, accusa il primo ministro Narendra Modi di essere responsabile di veri e propri crimini contro l’umanità, non solo per le lacune del sistema sanitario, le quali finiscono per penalizzare le classi più povere della società, ma anche per il clima di repressione che aleggia nel Paese nei confronti di chi denuncia la gravità della situazione.