Secondo partito in Italia, con il 23,2 percento delle preferenze. Il più votato nelle maggiori città del Paese: al primo posto a Firenze, Milano, Torino e Roma. Meno positiva la risposta dal sud, dove il Movimento 5 stelle conquista più seggi. Dalla segreteria del Partito Democratico, Nicola Zingaretti parla di ritorno al bipolarismo e «costruire un’alternativa a Matteo Salvini, vero leader di un governo immobile e pericoloso». Nella giornata successiva allo spoglio delle schede, il segretario dem commenta: «questa destra nazionalista va fermata e se qualcuno la può fermare, è il nuovo centrosinistra»

Il risultato – Con 52,554 sezioni scrutinate su 61,576 ha ottenuto il 23,2% dei voti. La prima impressione è che il messaggio lanciato agli elettori abbia premiato il partito di centrosinistra alle elezioni europee: un Pd unito e alternativo a Salvini, un partito che nelle ultime politiche ha toccato il peggior risultato di sempre e che, stando allo spoglio delle urne europee sarebbe stato in grado di riconquistare la fiducia degli elettori italiani (sebbene l’affluenza si sia fermata al 56% degli aventi diritto, toccando il record più basso dal 1979). Nel corso della conferenza stampa al Nazareno dopo i primi risultati, il segretario del Partito Democratico si è detto «molto soddisfatto». Il partito è passato dallo storico 40% raggiunto con Renzi (mai menzionato dal neo segretario), al picco negativo del 18,8% del 4 marzo 2018. È un Pd che dopo mesi di disorientamento punta a riaffermare il proprio ruolo all’opposizione. A giocare a favore del risultato, secondo Zingaretti, il messaggio di unità lanciato dalla presentazione di una lista unica, che avrebbe rappresentato «la possibilità di voltare pagina» e «una scelta vincente». La chiusura della nottata elettorale, il presidente della regione Lazio ha scelto di farla a Milano, all’Arco della Pace. «Basta con le divisioni – ha commentato davanti a cinquemila persone – Per combattere gli avversari bisogna essere uniti, ci vuole coesione. Gli avversari sono dall’altra parte. La lista unitaria è un inizio di quello che manca in questo Paese, un primo tassello dell’alternativa a questo tragico presente». Un concetto ribadito anche nella conferenza stampa di lunedì, quando ha aggiunto: «ci apriamo a una riorganizzazione e nuova stagione di radicamento di questa nostra forza politica per metterla al servizio» dei cittadini «come abbiamo fatto con la lista unitaria, e sono strafelice di aver tenuto il punto».


Secondi, dietro la Lega – Risalita si, ma tenendo i piedi ben piantati a terra. Il partito che detiene il primo posto alle europee è sempre la Lega, con il 34,56% dei voti. La reazione del leader leghista Matteo Salvini alle affermazioni del segretario Pd non si è fatta attendere: «Non capisco con che arroganza la sinistra, con che presunta superiorità risponda a un voto chiaro» degli elettori. Nella conferenza stampa nella mattinata post elezioni da Zingaretti mantiene la linea fissata in campagna elettorale e si scaglia contro la Lega: «Il Pd, con + Europa e Verdi raggiunge il 28% – commenta – ancora poco ma la base per costruire un’alternativa» anche con chi «ha paura di un governo demonizzato dalla destra estrema».

I risultati nelle grandi città – In testa a Milano, con 206.244 voti, pari al 35,97%, dove tuttavia registra un calo dell’8% rispetto alle europee del 2014. Mentre il partito di Salvini registra un salto del 19,95% rispetto alle ultime elezioni. A Firenze si conferma la continuità del centrosinistra, dove il Pd conquista il 33,31%. Un risultato positivo per il Pd, ma comunque un crollo rispetto al boom di voti ottenuti da Renzi nel 2014, quando raggiunse il 56,35%. In Piemonte, a Torino, conquista il 33,47%, con 132.639 voti. Male invece nel sud Italia, dove a Napoli è in testa il Movimento 5 stelle con quasi il 40% dei voti, e anche a Palermo il Pd arriva secondo dopo i pentastellati.

Le reazioni – «La guida del nuovo leader, eletto nel Il un risultato molto incoraggiante, che premia la pazienza di Zingaretti – ha dichiarato l’ex premier Enrico Letta – il Pd è in salute, non rischia scissioni. Ora c’è bisogno di perseverare e non ricadere negli errori di sempre perché per la costruzione dell’alternativa serve tempo. Sia chiaro che l’Europa è alleata del Pd, non è la zavorra». Da Andrea Orlando, vicesegretario del partito democratico il commento: «Ci sono gli elementi per combattere, e quindi combatteremo».