140 tamponi effettuati e dieci persone positive, di cui uno contagiato dalla variante Delta (prima conosciuta come variante indiana): è questo il bilancio del focolaio di coronavirus scoppiato in una palestra Virgin di Milano, in zona Città Studi. Nessun ricovero previsto per i contagiati, che sono tutti in isolamento, ma c’è preoccupazione per il proliferare della mutazione del virus, considerata più trasmissibile e resistente: il paziente contagiato, un operatore sanitario, aveva già ricevuto entrambe le dosi del vaccino. L’Agenzia di tutela della salute ha chiesto di “sequenziare” il campione di laboratorio e di monitorare gli altri nove positivi.

Un caso da studiare – La palestra, che secondo i primi controlli ha rispettato tutte le norme anti-Covid, ha continuato con le regolari attività dopo la sanificazione, creando anche malumori tra i clienti per non averli informati del focolaio. L’azienda in una nota ha tenuto a confermare di “rispettare all’interno delle proprie strutture tutte le misure igienico sanitarie previste dal Governo. Virgin Active Italia si è resa da subito disponibile con l’Ats condividendo i dati richiesti rispetto alla frequentazione del Club per le opportune verifiche, con l’obiettivo di tutelare nel modo più rigoroso la salute dei propri collaboratori e clienti”. Per Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco e consulente del commissario Figliuolo, ospite di Agorà su RaiTre, il fatto che la palestra fosse strutturata a norma di legge preoccupa ancora di più: «Quello di Milano può diventare un prototipo di studio per capire come sia avvenuto il contagio in un ambiente controllato. Occorre sviluppare una procedura, una modellistica, è vitale per la ripresa di tutte le attività».

Paura per le riaperture – La variante Delta non è una novità in Lombardia. «Nella nostra esperienza, da gennaio abbiamo intercettato 12 casi», dice Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del Policlinico San Matteo di Pavia al Corriere. «Tra questi, 11 erano viaggiatori di rientro dall’India e uno era un contagio “autoctono”, tutti non vaccinati». Il caso di questi giorni però preoccupa gli scienziati, anche alla luce di un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet, che rileva una resistenza maggiore di questa mutazione verso i vaccini anti-Covid. Nei paesi in cui la variante Delta è diventata prevalente non si escludono nuove misure contenitive: è il caso del Regno Unito, che potrebbe essere costretto a rinviare le riaperture annunciate per il 21 giugno. Al momento in Italia il monitoraggio delle varianti stima che i casi di Delta siano l’1% del totale: numeri ancora bassi, ma da non sottovalutare.