Paolo Giordano a Bookcity (foto dalla pagina Facebook della manifestazione)

Dentro la ripetizione della parola ripartenza, per Paolo Giordano, c’è un pericolo: quello della rimozione. Lo scrittore è intervenuto mercoledì 17 novembre all’evento di apertura di Bookcity: nella sua riflessione, intitolata #Dopo, si è interrogato sui rischi e le opportunità del post pandemia.

Non le sembra che al momento siamo ancora troppo dentro l’esperienza della pandemia per poterla rimuovere? 
Ci sono tanti modi di rimuovere. Alterare, ridurre, negare parzialmente, riaccomodare: sono tutte forme di rimozione. A me sembra che nella memoria collettiva forme di questo tipo siano già in corso: ad esempio, per molto sentire comune la pandemia comincia a coincidere con il ricordo del lockdown, perché questo è quello che la maggioranza di noi ha percepito. Ma una parte che si rimuove molto facilmente è quella dei morti. La pandemia è una questione innanzitutto di morti, che sono stati e sono ancora tantissimi. Eppure, nel dibattito pubblico abbiamo già rimosso completamente quello che è successo nelle Rsa, alla fascia più vulnerabile e anziana della popolazione: non ce lo siamo dimenticato, ma lo stiamo rimuovendo dal dibattito. Si parla continuamente di quello che faremo, di come ci cambierà la pandemia: bisogna partire da quello che è successo. Prenderne atto, prenderne responsabilità: tutte queste cose dovrebbero portare a enormi atti di responsabilità sociale, enormi ripensamenti. Io non li vedo.

Parlando di responsabilità sociale, lei ha anche accennato alle disuguaglianze nella distribuzione globale dei vaccini…
I vaccini in un certo senso, per fortuna, hanno fatto voltare pagina. Ma hanno fatto voltare pagina anche su tante cose che dovevano restare all’ordine del giorno. Perché tutto questa esperienza rischia di essere uno spreco di vite e di sofferenza gigantesco.

Lei ha ricordato un momento, all’inizio della pandemia, in cui Milano e la Lombardia sembravano essere già nel futuro rispetto al resto d’Italia e dell’Europa che ancora non conoscevano le conseguenze del Covid. Ora a che punto siamo: ancora avanti o indietro rispetto a chi già vede gli effetti della quarta ondata? 
Una dei primi articoli che ho scritto era basato sull’idea che fossimo tutti sulla stessa linea temporale, ma in punti diversi: non è più così. L’incidenza dei vaccini ci ha portato ad avere traiettorie che non sono più la stessa o almeno non sono più così simili. Si continua a imparare molto guardando chi è più avanti di te, ma non è più una traiettoria segnata. Noi allo stato attuale siamo fra le realtà messe meglio: questo non significa una completa salvezza, ma una ragionevole fiducia per quanto mi riguarda sì.