A 124 anni luce dalla Terra, sul pianeta K2-18b sono state trovate le più consistenti prove di vita al di fuori del Sistema Solare. La ricerca è stata condotta dall’astrofisico Nikku Madhusudhan e altri ricercatori dell’Istituto di astronomia dell’università di Cambridge. Pubblicata su The Astrophysical Journal Letters, presenta una serie di dati raccolti grazie al telescopio spaziale James Webb. Tra questi alcuni composti chimici classificati come biofirme, definite da Reuters come «indicatori di processi biologici». Non si tratterebbe quindi di veri e propri organismi viventi, piuttosto dell’impronta di elementi producibili soltanto da esseri viventi. Nello specifico, gli scienziati hanno rilevato la presenza dei gas dimetil solfuro (Dms) e di dimetil disolfuro (Dmds), composti organici generati solitamente dai fitoplancton (una varietà di piccole alghe) oppure da funghi e batteri nei processi di decomposizione. Per il momento, comunque, i ricercatori invitano alla cautela e vorrebbero proseguire i test. Non è ancora chiaro se le alghe presenti su K2-18b siano vere e proprie forme di vita, mentre i gas potrebbero essersi generati anche grazie ai processi geologici del pianeta.

(fonte: Agenzia Spaziale Europea)

Una nuova Terra? – Il corpo celeste, conosciuto anche con il nome EPIC 201912552 b, viene definito come un esopianeta o pianeta extrasolare. Ciò significa che K2-18b non appartiene al Sistema Solare, ma orbita attorno alla stella nana rossa K2-18. Secondo il Catalogue of Exoplanets, a oggi conosciamo 7.414 pianeti extrasolari in 5.086 differenti sistemi planetari. K2-18 b ha circa nove volte la massa della Terra e la sua orbita ha una durata di 33 giorni. Si trova all’interno della cosiddetta zona abitabile circumstellare (Chz) della stella. Il glossario della Nasa la definisce come «l’intervallo orbitale in cui le temperature permettono la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta». SkyTg24 parla di «una distesa di acqua sotto un’atmosfera ricca di idrogeno». Con la recente scoperta di Dms e Dmds, cresce la probabilità che ci sia vita microbiotica sul pianeta.

Gli studi precedenti – K2-18b occupa da tempo i pensieri degli astrofisici. Le prime osservazioni di Esa e Nasa – le agenzie spaziali europea e americana – risalgono al 2015 e avevano indicato il pianeta come una super-Terra, cioè un corpo celeste roccioso con temperature adatte alla proliferazione di vita. Nel 2019 due studi di ricerca indipendenti avevano individuato notevoli quantità di vapore acqueo (e, di conseguenza, di idrogeno ed elio) nella sua atmosfera. Si trattava  della prima scoperta simile per un pianeta dentro la zona abitabile di una stella. Tuttavia, gli entusiasmi si erano placati nel 2024, quando lo scienziato Shang-Min Tsai e il suo gruppo di ricerca dell’università della California Riverside avevano dichiarato i dati non attendibili.
La presenza delle due biofirme è stata ora accertata grazie allo strumento MIRI (Mid-Infrared Instrument), installato sul telescopio James Webb e lanciato nello spazio a fine 2021. Questo strumento permette l’osservazione e l’analisi spettroscopica alle lunghezze d’onda del medio infrarorosso. I gas erano stati rilevati anche dalle precedenti indagini condotte con gli strumenti NIRISS (Near-Infrared Imager and Slitless Spectrograph) e NIRSpec (Near-Infrared Spectrograph) che operano nel vicino infrarosso. Grazie all’analisi degli spettri, è possibile rilevare la composizione chimica di un pianeta grazie alla luce che quest’ultimo assorbe dalla stella (o sole) di riferimento. Lo studio di Madhusan rappresenta perciò un’ulteriore conferma e una possibile rivoluzione: potremmo scoprire se siamo davvero soli nell’Universo.
Resta da capire quale sia l’origine dei gas. Catherine Heymans, studiosa dell’università di Edimburgo, non coinvolta nella ricerca, ha dichiarato alla Bbc: «Nell’universo accadono moltissime cose strane e non sappiamo quale altra attività geologica potrebbe essere in atto su questo pianeta che potrebbe produrre queste molecole». Il coordinatore della ricerca si gode invece i risultati: «Confermeremo il segnale entro uno o due anni. Sono i primi indizi di un mondo alieno potenzialmente abitato».