In Italia la vaccinazione di massa contro il Covid-19 partirà a gennaio 2021, ma le prime dosi della Pfizer saranno somministrate simbolicamente già dopo Natale. Il piano è stato presentato dal Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri e per il via libera definitivo si attende soltanto l’ultima riunione dell’Ema (Agenzia europea del farmaco), in programma il 21 dicembre.

V-day europeo – L’anticipo sulla tabella di marcia (la riunione dell’Ema era stata infatti annunciata per il 29 dicembre) è stato richiesto anche dal ministro della Salute Roberto Speranza e condiviso dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha espresso la possibilità di vaccinare i primi cittadini europei già prima della fine del 2020. L’idea è quella di concordare una giornata da dedicare alle prime vaccinazioni simboliche in diversi Paesi europei oltre all’Italia (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Spagna e Svizzera). Nelle prossime ore verrà definito il numero di persone alle quali somministrare il vaccino nel V-day, lo stesso in tutta Europa, sulla base delle quantità che Pfizer sarà in grado di consegnare.

Il piano – Nei giorni successivi al V-day europeo, presumibilmente a metà gennaio, in Italia «verrà avviata – si legge in una nota – la prima fase della vaccinazione di massa, destinata alle categorie che il governo e il Parlamento hanno stabilito essere prioritarie: operatori sanitari e sociosanitari, personale operante nei presidi ospedalieri, pubblici e privati, ospiti e personale delle residenze per anziani». Saranno esattamente 1.833.975 le dosi distribuite dalla Pfizer e inviate alle Regioni italiane per la prima fase. La Lombardia, quella di gran lunga più colpita dall’epidemia, ne riceverà di più, 304.955 per la precisione. Seguono Emilia Romagna (183.138 dosi), Lazio (179.818) e Piemonte (170.995). Ignorata la proposta del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, che parlava di piano «non commisurato a criteri oggettivi di fabbisogno» e invitava a tener conto della percentuale di popolazione nelle singole regioni. Adesso il piano sarà sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni ma si tratta solo di un passaggio formale.

Seconda fase – La prossima fornitura del vaccino garantita da Pfizer all’Italia sarà di 2.507.700 dosi ma ancora non c’è una data stabilita. Intanto il commissario Arcuri invierà alle regioni una sorta di “libretto delle istruzioni” per il vaccino, seguiro entro la settimana da tutte le indicazioni per la somministrazione. Verrà consegnato il 90% delle richieste di dosi avanzata dalle Regioni e questo perché è stato stimato che non si vaccinerà il 100% del personale sanitario previsto. Via alle candidature per medici e infermieri che vogliono rendersi disponibili per le iniezioni ai pazienti: potranno inviare la loro candidatura per via telematica al portale https://personalevaccini.invitalia.it/.

Dati sul contagio – L’ultimo bollettino del ministero della Sanità sull’andamento dell’epidemia in Italia ha fatto registrare 17.572 nuovi casi su 199.489 tamponi. Il rapporto positivi-tamponi scende così all’8,8%, mai così basso dalla fine di ottobre. Calano le terapie intensive (- 77, per un totale di 2.926) e i ricoveri ordinari (- 445) ma preoccupa sempre il numero dei decessi, 680.

Caso Veneto – I numeri raccontano di un’epidemia che sta riducendo la pressione anche negli ospedali e i dati settimanali confermano un trend al ribasso in tutte le regioni. Tranne una. Il Veneto è l’unica con più casi positivi in rapporto alla popolazione, e l’unica in cui stanno salendo. La stessa regione che aveva superato brillantemente la prima ondata, tanto da non aver mai abbandonato la zona gialla, è ora diventata la pecora nera dei contagi. È stato lo stesso governatore Luca Zaia a invocare la zona rossa: «Servono restrizioni massime fino all’Epifania, se non ci pensa il governo le faremo noi».