Dalla carta al vetro, passando, ovviamente, per la plastica. Il Parlamento Europeo mercoledì 22 novembre ha approvato a larga maggioranza il primo via libera al regolamento sugli imballaggi Ppwr, packaging and packaging waste regulation. Al centro del provvedimento, la riduzione di confezioni, contenitori, involucri ed etichette e il tema del riuso.
Cosa cambia – La principale novità introdotta dal provvedimento riguarda la messa al bando di alcuni imballaggi monouso a partire dal 31 dicembre 2027. Entro quella data dovranno infatti sparire dalla circolazione i sacchetti di plastica leggeri (inferiori a 15 micron) e le confezioni monouso utilizzate per frutta e verdura inferiori a un chilo e mezzo, a meno che non siano necessarie per motivi igienici o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi. Quindi, nel caso dell’approvazione definitiva della disposizione, saranno bandite le buste dell’insalata, le reti delle arance, i cestini dei pomodori. Per di più, le nuove regole interesseranno bar, ristoranti e alberghi, che non potranno più offrire ai clienti confezioni di shampoo o altri liquidi inferiori a 50ml, o bustine monoporzione di maionese, ketchup, zucchero e altri condimenti. Dagli aeroporti, invece, potrebbero sparire gli imballaggi in cellophane per le valigie, mentre per il momento restano esclusi dal provvedimento tutti gli involucri in legno e cera. Per quanto riguarda il tema del riuso, i titolari dei locali dovranno garantire ai consumatori la possibilità di riempire un proprio contenitore con bevande sfuse e, in generale, i vari imballaggi dovranno diventare per lo più riutilizzabili, garantendo un numero minimo di possibilità di riutilizzo che ancora non è stato definito.
La posizione dell’Italia – Non sono bastati i 500 emendamenti presentati dai deputati dell’Italia per fermare il provvedimento e nemmeno il flashmob organizzato da alcuni eurodeputati della Lega fuori dall’aula durante la votazione del testo. Un punto d’incontro, tuttavia, è stato trovato. Tra le novità inserite poco prima del voto in plenaria, ci sono state infatti alcune deroghe volute dagli eurodeputati italiani, appartenenti a forze politiche anche molto diverse fra loro. L’emendamento principale è una deroga sui target legati al riutilizzo per tutti i Paesi che si dimostrano virtuosi sul riciclo: chi riciclerà almeno l’85% degli imballaggi l’anno, sarà esentato dal dover raggiungere anche gli obiettivi sul riuso. L’Italia, che nel 2021 ha riciclato il 73,3% degli imballaggi, potrebbe essere uno dei primi Paesi ad approfittare della deroga. Una modifica sostenuta anche da gran parte del settore agroalimentare italiano, tra cui Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Legacoop, e che è stata salutata come una vittoria dalla maggioranza. «Oggi al Parlamento europeo grande vittoria di Forza Italia e del Ppe con importanti modifiche al regolamento sugli imballaggi. Bloccata la deriva populista sul riuso spinto che penalizza industria e agricoltura», ha esultato su X il vicepremier Antonio Tajani.
#imballaggi. Oggi al @Europarl_IT grande vittoria di @forza_italia e del Ppe con importanti modifiche al regolamento.Bloccata la deriva populista sul riuso spinto che penalizza industria e agricoltura #Strasburgo
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) November 22, 2023
L’iter legislativo – Dopo l’approvazione del Parlamento Europeo di mercoledì 22 novembre, con 426 voti favorevoli, 125 contrari e 74 astenuti, il 18 dicembre sarà il Consiglio europeo ad esprimere la sua posizione. A gennaio, ci sarà la fase finale dei negoziati, durante la quale le tre istituzioni europee – Commissione, Parlamento e Consiglio – dovranno trovare un’intesa definitiva sul testo. A spingere Bruxelles ad aggiornare la normativa sul riciclo e riuso sono i dati. Dal 2009 al 2021 i rifiuti da imballaggi sono aumentatati da 66 a 84 milioni di tonnellate nei Paesi Ue. Ciò significa che ogni cittadino europeo genera in media 188,7 chili di rifiuti di imballaggio all’anno. Una cifra che, senza l’introduzione di regole più severe, si stima potrebbe salire fino a 209 kg pro capite entro il 2030.