Paolo Gentiloni durante la presentazione del Pacchetto di Primavera 2021 a Bruxelles (foto/ ANSA)

L’Unione europea si rialzerà solo grazie al Recovery Fund. Secondo il “pacchetto di primavera” presentato il 2 giugno a Bruxelles, «l’attuazione di investimenti e riforme del Recovery aiuterà la ripresa, rafforzerà la crescita potenziale e l’occupazione, ridurrà gli squilibri e migliorerà le finanze pubbliche». Lo ha spiegato il commissario per l’economia Paolo Gentiloni durante le annuali raccomandazioni ai Paesi membri sui conti pubblici, gli orientamenti da seguire in materia di occupazione, crescita e investimenti. La Commissione, nel testo approvato dall’esecutivo comunitario, ha fatto particolare riferimento all’Italia, bocciando il provvedimento sul blocco dei licenziamenti.

Le raccomandazioni – «Nel 2022 le politiche dovrebbero diventare più differenziate – ha detto Gentiloni – dando priorità a politiche che aumentino gli investimenti pubblici e privati». Lavorare bene su investimenti e riforme significa per l’Ue «avere un rimbalzo per uno o due anni» e avere «un livello di crescita interessante nei prossimi anni, che è il modo migliore per portare il debito verso soglie meno alte di quelle attuali». Preoccupa, infatti, l’alto debito di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia. Bruxelles consiglia di «fare particolare attenzione alla crescita della spesa corrente», soprattutto a quella che potrebbe costituire «un peso permanente». «Una cosa è se la spesa pubblica è usata per le spese correnti, un’altra se è usata per investire in ricerca, istruzione e infrastrutture pubbliche», ha voluto precisare Gentiloni.

L’Italia – Come negli anni scorsi l’Italia dovrà fare parecchia attenzione su questo punto. Insieme a Cipro e alla Grecia, infatti, è stata inserita tra i Paesi con squilibri macroeconomici «eccessivi» e, di conseguenza, con un «limitato spazio» per la riduzione del debito, schizzato nel 2020 a oltre il 155 per cento del Pil. A mettere a rischio la sostenibilità finanziaria del nostro Paese sono il pesante debito pubblico, la produttività stagnante, il basso tasso di occupazione e l’aumento dei crediti deteriorati, ovvero dei prestiti erogati dalle banche che i debitori non riescono più a ripagare. All’Italia è stato quindi suggerito di utilizzare i fondi addizionali previsti dal Recovery Fund per supportare la ripresa. Facendo attenzione, però, ad adottare scelte sempre prudenti sui conti pubblici. L’Italia è anche stata criticata per l’introduzione del blocco dei licenziamenti: «In pratica si avvantaggiano per lo più i lavoratori a tempo indeterminato a scapito di quelli a tempo determinato», si legge nel testo della Commissione. «Il confronto con altri Stati membri che non hanno introdotto il divieto di licenziamento – insistono i commissari – suggerisce che il provvedimento non è stato particolarmente efficace, anzi è stato addirittura superfluo». L’Ue è categorica: «Più a lungo il blocco è in vigore più rischia di essere controproducente, perché ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro alle esigenze aziendali».

Le prospettive – L’Italia non sarà investigata per l’eccesivo debito, vista la sospensione fino al 2023 del Patto di Stabilità europeo. Ma il suo squilibrio potrebbe rallentare l’uscita della Ue dalla crisi: il nostro Paese rischia di essere l’unico a non recuperare da qui a due anni i livelli economici pre-pandemia. Bruxelles, però, ribadisce di non voler mettere pressione ai governi e promette di evitare «il ritiro prematuro del sostegno all’economia», necessario almeno fino alla fine del prossimo anno. Tutte le speranze sono riposte nei piani di ripresa e resilienza. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha assicurato che il piano Recovery porterà «un impulso economico pari all’1,2 per cento del Pil» e la creazione di «800 mila posti di lavoro entro la fine del prossimo anno».