Un nuovo piano per intensificare lo screening tra gli studenti ed evitare il ritorno alla didattica a distanza: l’esercito scende così in campo ad affiancare le Asl. Dopo alcuni giorni di tensioni nel governo, con la circolare del ministro dell’Istruzione Bianchi e del ministro della Salute Speranza che prevedeva di fatto il ritorno alle regole del passato – mettendo in quarantena tutta la classe anche con un solo contagio – è arrivato il dietrofront del presidente del Consiglio Mario Draghi. Così, il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per l’emergenza, ha stilato un nuovo piano anti-dad, con una squadra di militari operativa per il tracciamento anche a domicilio e l’utilizzo di laboratori della Difesa già presenti in 8 Regioni per velocizzare l’elaborazione dei test Covid.

Il piano anti-dad – Il mantra è velocizzare la ricerca dei positivi tra i più giovani e scongiurare il ritorno alla didattica a distanza. Così, il generale Figliuolo ha redatto le nuove linee guida, coadiuvato dal premier Draghi e dalle priorità che il governo si era dato all’inizio di questo anno scolastico. Il nuovo piano anti-dad prevede l’impiego della rete degli 11 laboratori di biologia molecolare della Difesa già presenti in otto Regioni italiane, da Nord a Sud – Lombardia, Liguria, Veneto, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Sardegna – a cui si aggiungono due laboratori mobili che si trovano ora a Civitavecchia. Le squadre di sanitari dell’esercito possono intervenire entro 24 ore a domicilio, a scuola o presso le Asl. Secondo il piano di Figliuolo, i sanitari dell’esercito potranno spostarsi per il Paese, operativi sette giorni su sette. Con il dietrofront dopo la circolare Bianchi-Speranza, ora il protocollo prevede un ritorno dell’intera classe in quarantena con tre casi positivi (tra gli over 12, rientrati da tempo nella fascia di popolazione vaccinabile) o due (nel caso degli under 12, fascia della popolazione rientrata solo ieri tra i vaccinabili secondo le nuove direttive dell’Aifa).

I numeri – Il ministero dell’Istruzione ha comunicato i dati ufficiali dei contagi negli istituti scolastici, aggiornati al 20 novembre scorso: in quarantena soltanto l’1,4 per cento delle classi delle superiori – circa 2mila classi –  e il 2,6 per cento di quelle di elementari e medie – circa 6mila e 400. In numeri, nel complesso, quindi si parlerebbe di circa 8.500 classi in isolamento e quindi costrette alla dad. Nelle ultime settimane, secondo i dati riferiti dall’Istituto Superiore di Sanità, «nella popolazione in età scolare si osserva un forte aumento dell’incidenza nella fascia di età 6-11, dove ci sono all’incirca il 50% dei casi diagnosticati nella popolazione 0-19». Continuano quindi gli appelli alla vaccinazione anche tra gli alunni, come ha ribadito commentando i nuovi protocolli il presidente dell’Anp (Associazione Nazionale Presidi) di Roma, Mario Rusconi: «L’invito che facciamo è di vaccinare i ragazzi dai 12 anni e, dopo l’ok dell’Aifa per le dosi ai più piccoli, anche i bambini dai 5 agli 11 anni». Al momento, invece, tra il personale scolastico si parla del 95% già immunizzato.

Le reazioni – Per il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, il piano anti-dad di Figliuolo è una misura a sostegno della sanità locale: «Le scuole stanno facendo quello che devono, ma anche le aziende sanitarie locali devono fare la loro parte, e invece attualmente la situazione che si registra nel Paese è di insufficienza. Le Asl devono migliorare, perché non riescono a fare quello che dovrebbero, cioè i tamponi, il tracing, la comunicazione delle quarantene». Alcuni presidi, però, come riporta il Corriere della Sera, lamentano la difficoltà di seguire linee guida che cambiano molto velocemente. Ad esempio, Amanda Ferrario, dirigente dell’Istituto tecnico Tosi di Busto Arsizio, ha dichiarato al Corriere: «Abbiamo saputo dagli organi di stampa e non dagli organi ufficiali della scuola che le norme erano tornate quelle di prima. Ma le Asl non ci rispondono al telefono, non rispondono in tempo utile alle mail e tocca a noi presidi prendere decisioni sulle quarantene. Siamo arrivati ad un livello in cui ci sentiamo presi in giro». Per quanto riguarda le reazioni politiche, invece, ha commentato il piano anti-dad l’Assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Amato: «Ci devono dare persone, medici e infermieri. I laboratori li abbiamo già e possono fare tantissimi esami. Sono utili invece professionisti che facciano i prelievi». Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, invece, commentando il nuovo piano ha detto: Si è trovata una mediazione, credo giusta. Certo bisogna aumentare i tracciamenti e i controlli». E commentando la reazione di Giannelli precisa: «Sarei più prudente del presidente dei presidi a indicare le Asl come composte da gente che lavora poco, perché noi da quasi due anni al personale sanitario abbiamo cambiato la vita».