Convergenze parallele tra vaccinati e non vaccinati nelle scuole. Nuove regole da oggi, lunedì 7 febbraio, per entrambe le categorie: gli studenti immunizzati e i guariti diranno addio alla quarantena in caso di positivi in classe, mentre chi non ha ricevuto il farmaco anti-Covid vedrà il proprio isolamento dimezzato.
Le regole – Nelle scuole dell’infanzia, dove i bambini non sono vaccinati, si resterà in presenza fino a quattro casi di positività. Così anche alle elementari. Da cinque in su, proseguono l’attività in presenza con l’utilizzo della mascherina ffp2 i vaccinati e i guariti da meno di 120 giorni o dopo il ciclo vaccinale primario, i vaccinati con dose di richiamo e gli esenti dall’immunizzazione. Queste regole valgono sia per docenti che alunni. Alle scuole medie e superiori, con un caso di positività l’attività didattica prosegue per tutti con l’utilizzo di mascherine ffp2. Con due o più ammalati, restano in presenza i vaccinati e i guariti da meno di 120 giorni o dopo il ciclo vaccinale primario, gli immunizzati con dose di richiamo e gli esenti dalla somministrazione del farmaco. Inoltre, all’infanzia e alle elementari viene introdotta la possibilità di fare un test autosomministrato a chi dovesse avere sintomi. In caso risulti negativo, si può rientrare a scuola con un’autocertificazione. Ma se i sintomi persistono ne va fatto un altro cinque giorni dopo.
«Serve una cabina di regia» – Numerosi presidi sottolineano però che le norme nazionali si sovrappongono a quelle regionali e alle disposizioni delle Aziende sanitarie locali. «C’è un aggrovigliarsi di disposizioni, spesso in contraddizione tra loro, di fronte alle quali rimaniamo perplessi: serve una cabina di regia. I presidi così sono costretti a fare i dirigenti sanitari, perdendo di vista la formazione», accusa Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma.
I sindacati – Anche la segretaria generale del sindacato SNALS-Confsal Elvira Serafini denuncia una frammentazione delle norme: «È necessario promuovere da subito un coordinamento nazionale». Tra i maggiori sindacati confederali, la Cisl scuola è preoccupata per l’alto numero di casi di contagio previsti nella scuola dell’infanzia prima che vi sia la sospensione delle attività didattiche. La Federazione lavoratori della Conoscenza Cgil invece critica la divisione tra alunni vaccinati in classe e non vaccinati. Sulla stessa linea l’ex coordinatore del Comitato tecnico-scientifico Agostino Miozzo che in un’intervista a La Stampa ha dichiarato: «Bisogna evitare questa discriminazione utilizzando un monitoraggio costante attraverso tamponi a tappeto».
Rasi: «Serve gradualità» – L’ex presidente del Cts Guido Rasi ha invece detto ad Agorà che la fine dello stato di emergenza dal 31 marzo è possibile «se continuiamo cosi». Il consigliere del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo ha aggiunto: «Se rimaniamo in ambiente Omicron le cose dovrebbe andare progressivamente meglio e il trend dovrebbe stabilizzarsi». Parola d’ordine resta però la «gradualità»: «Non dimentichiamo che abbiamo comunque ancora 200 morti al giorno e 70.000 infetti, solo un anno fa con 70.000 infetti saremmo corsi a fare un lockdown», ha concluso l’ex direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dei medicinali (Ema).