Sarà ancora Carlo Tavecchio a guidare la Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc). Al terzo scrutinio, il settantatreenne presidente in carica è riuscito ad avere la meglio sul suo sfidante Andrea Abodi, presidente della Lega Serie B, di 16 anni più giovane. Tutto come previsto. Ma per la rielezione dell’ex sindaco di Ponte Lambro alla più alta carica del calcio italiano, decisive sono state le scelte di arbitri, allenatori e presidenti di alcune società ben poco coerenti con il rispettivo passato.

Chi ha votato chi – Il sistema elettorale della presidenza Figc richiede la maggioranza qualificata dei voti per i primi due turni (rispettivamente dei 3/4 e dei 2/3) e la maggioranza assoluta al terzo scrutinio. A votare sono 279 delegati, in rappresentanza delle società di Lega Serie A , Lega Serie B, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti, di Associazione italiana calciatori, Associazione italiana allenatori e Associazione italiana arbitri. Il meccanismo, però, assegna un peso ponderato a ciascuna categoria: ad esempio, il voto del delegato di una squadra di Serie A vale quasi il triplo del corrispettivo di una squadra di B. A schierarsi con Abodi sono stati i calciatori capeggiati dal loro rappresentante Damiano Tommasi e poche squadre di Serie A: Bologna, Cagliari, Empoli, Roma e Sassuolo. Il Napoli si è astenuto, mentre Chievo Verona e Crotone non hanno partecipato al voto. Con Tavecchio, oltre ai dilettanti, c’erano tutte le altre grandi, persino la Juventus di Andrea Agnelli, con cui in passato non erano mancate le polemiche. Soprattutto, c’erano gli allenatori, sebbene il suo presidente Renzo Ulivieri meno di tre anni fa avesse ritenuto Tavecchio non idoneo al ruolo per via delle frasi razziste. Infine, gli arbitri, il cui 2% di voti al terzo turno è stato fondamentale per far raggiungere a Tavecchio il 54%. I fischietti sembravano più propensi a sostenere Abodi, ma la promessa da parte di Tavecchio di 1 milione e 800.000 euro per la categoria ha convinto Marcello Nicchi e i suoi a cambiare idea.

Cosa proponeva Abodi – Sfuma così il sogno di Abodi di rinnovare tutto il calcio, dopo i sette anni di presidenza della Lega Serie B, in cui è riuscito a migliorarne l’immagine e l’appetibilità economica. Tra le principali novità apportate alla serie cadetta, l’introduzione di un tetto salariale per le squadre, allo scopo di ridurne le perdite. Nella sua recente campagna elettorale aveva promesso di aumentare la trasparenza della Federazione e di puntare forte sulla sostenibilità economica delle squadre, sul miglioramento delle infrastrutture, sulla valorizzazione dei settori giovanili e scolastici, sul calcio femminile e sul beach soccer. Va detto, però, che Abodi in Figc ha spesso votato in sintonia con Tavecchio, dopo aver contribuito alla sua elezione nel 2014.

Cosa farà Tavecchio – Nel suo secondo mandato, Tavecchio rischia di essere un’anatra zoppa, come viene definito negli Stati Uniti il Presidente che non gode della maggioranza del Congresso. Se nel 2014 era riuscito a vincere col 63,3% dei voti, il 54,03% di questa tornata si rifletterà negativamente sulla composizione del nuovo Consiglio Federale. Sarà spaccato in due: la minoranza avrà almeno 7 consiglieri (4 dei calciatori e 3 della Lega Pro), forse addirittura 8 (con uno della Lega B), su 21. E per fare le riforme sono necessari 14 voti. Il rischio è la stagnazione. Ammesso che le riforme si vogliano davvero fare. Non per la formula della Serie A, ad esempio. Tavecchio ha promesso che il massimo campionato rimarrà a 20 squadre, con addirittura una retrocessione in meno, da tre a due. Non sembra proprio l’antidoto alla differenza di valori che si sono visti in campo in questa stagione tra le prime e le ultime della classe. Il primo impegno in agenda del presidente rieletto sarà la promozione del c.t. Gian Piero Ventura a direttore tecnico di tutte le squadre azzurre. E forse proprio sul fronte della Nazionale che Tavecchio si è mosso meglio: basti pensare alla scelta di Antonio Conte come allenatore degli scorsi entusiasmanti Europei.