«In questi giorni ho incontrato artigiani, industriali e professoresse orgogliosi del loro lavoro. Sono quello che io chiamo “l’esercito del bene”. Ho capito che hanno bisogno di prendere un po’ i pesi che hanno sulle loro spalle e di darli a chi ha la forza di prenderseli in carico. E io, questa forza, ce l’ho»: sono queste le prime parole di Letizia Moratti, candidata alla presidenza della regione Lombardia con l’appoggio del Terzo Polo, durante l’evento “Per la Lombardia – l’ultimo Miglio” di domenica 5 febbraio al teatro Franco Parenti di Milano.

Letizia Moratti, candidata per la Presidenza della Regione Lombardia

Moratti contro gli avversari –  La ex vicepresidente della Lombardia si è presentata sul palco del teatro Parenti con Matteo Renzi, leader di Italia Viva, e Carlo Calenda, leader di Azione. Letizia Moratti ha sottolineato a gran voce che i programmi dei suoi avversari Pierfrancesco Majorino (Pd) e Attilio Fontana (Lega) sono «uno, un libro dei sogni, l’altro la guida del “vorrei farlo, ma non so come farlo”», ricordando anche che Fontana, attuale presidente della Regione, «non ha presentato il bilancio di fine mandato». L’ex assessora al Welfare ha attaccato il programma di Fontana sui temi più discussi: la gestione di Trenord, la sicurezza, la mancanza di una prospettiva europea e internazionale. «Non fa critiche. Dice che lavorerà in continuità, ma se lavorerà in continuità, Dio ci guardi da Fontana», ha esclamato. Su Majorino i toni sono stati più calmi, dimostrando il rispetto che lei stessa ha dichiarato di avere nei confronti dell’avversario. Senza nascondere, però, la sua intenzione di batterlo nella corsa alle regionali: «L’ha detto lui: noi facciamo opposizione. E io sono sicura che noi lombardi lo premieremo e gli faremo fare una meravigliosa opposizione».

Renzi boccia governo e Pd – Prima di entrare nella sala grande, Matteo Renzi ha invitato i suoi “amici Beppe e Pierfrancesco” – il sindaco di Milano Giuseppe Sala e Majorino, ndr. – a «risparmiarci lo stanco ritornello del voto utile al quale – ve lo posso dire perché li conosco bene – non credono neanche loro due». Sul palco, il leader di Italia Viva ha aperto l’evento affermando che cinque anni fa il mondo e la politica erano molto diversi: «Carlo e io credevamo che il Pd potesse essere il luogo del riformismo, così come Mariastella (Gelmini, ndr.) pensava che Forza Italia potesse essere la casa della destra. Eppure, adesso a destra c’è Meloni e quelli di Forza Italia sono ridotti a una funzione ancillare, mentre a sinistra nel Pd Goffredo Bettini ha detto “dobbiamo recuperare la scintilla della Rivoluzione d’ottobre”». E aggiunge, sugli applausi del pubblico: «Avevano noi due che parlavamo di industria 4.0 e di lavoro, ma hanno scelto la Rivoluzione d’ottobre. Per dirla con la filosofia contemporanea: avevano una Ferrari, hanno preso una Twingo». Renzi ha poi attaccato le scelte del neo-governo di Giorgia Meloni, soffermandosi sul recente taglio delle accise: «Sta tradendo sé stessa», ha affermato. Matteo Renzi ha concluso il suo discorso attaccando la scelta dell’attuale governo di aver tolto la 18app, una misura voluta dal leader di Italia Viva nel 2016, dichiarando che tradisce la visione di una realtà in cui con la cultura non si mangia. «Che paura ti fa un ragazzo che legge?», ha chiosato il leader fiorentino.

Calenda contro l’autonomia – Prima dell’inizio dell’evento, Carlo Calenda ha dichiarato che «Attilio Fontana è responsabile della peggiore gestione del Covid mai vista in Italia». Il leader di Azione ha iniziato il suo discorso sul palco dalla polemica sulle visite dei politici nelle carceri (polemica che, nei giorni scorsi, ha visto protagonista Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, e Andrea Delmastro, Sottosegretario di Stato al ministero della Giustizia). Calenda ha sottolineato che la visita della sinistra ai detenuti non solo è legittima, ma doverosa, perché «la battaglia per la qualità delle carceri è quanto di più liberale esista». Il leader romano, poi, ha toccato uno dei temi più discussi dall’insediamento del nuovo governo: l’autonomia. «Io leggo sui giornali che l’autonomia, così com’è fatta da Calderoli è un problema per il Sud. No, è un problema per il Nord», ha tuonato su applausi e risate. L’autonomia, a suo dire, sarebbe un problema anche per l’istruzione, perché si rischia – ha detto, ironizzando – che a scuola vengano insegnati «il veneto e il lombardo, ma non l’inglese». E ha aggiunto: «Noi dobbiamo avere un’istruzione che definisce l’identità italiana come grande Paese patria della cultura e come grande Paese fondatore dell’Unione Europea». Il leader di Azione ha poi incitato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a non toccare la Presidenza della Repubblica: «Senza, l’unità della nazione se ne va a farsi benedire. Che io lo debba spiegare a una nazionalista semifascista è una roba deprimente». Non è mancata la critica a Giuseppe Conte e al suo Movimento: «Non avete dignità di voi stessi e con chi non ha dignità di sé stesso io non ci lavoro, perché può fare qualsiasi cosa». Il leader di Azione ha chiosato ribadendo l’importanza di votare per Letizia Moratti: «Fontana non è votabile per quello che ha fatto in questa regione. Votare Fontana è immorale».