«Dal primo dicembre saranno richiamati al vaccino anche coloro che hanno tra i 40 e i 60 anni» ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza, definendo la terza iniezione come «assolutamente strategica» per la campagna vaccinale. L’italia non è l’unico paese al mondo ad aprire all’iniezione numero tre. Il capofila è Israele, che da tempo lavora d’intesa con l’Italia per la gestione della pandemia. Lo Stato ebraico ha previsto una massiccia campagna di richiami, aperta a tutti, dopo il calo della copertura immunitaria registrato tra luglio e agosto. In Europa la situazione è differente da Paese a Paese. Ciò allarma la Commissione Europea, che così scrive nelle previsioni economiche d’autunno: «La ripresa è fortemente legata all’evoluzione del Covid, ed è a rischio negli stati membri con tassi di vaccinazione relativamente bassi». Sull’Italia l’allarme è lanciato dalla Fondazione Gimbe attraverso il presidente Nino Cartabellotta: «L’accelerazione sulle terze dosi è fondamentale per contenere la quarta ondata», perché la somministrazione della terza iniezione non starebbe decollando.

All’estero – «Dopo la terza, ne serviranno altre» dice il capo della task-force anti-covid israeliana Arnon Shahar. La scelta dello stato ebraico è quella di fornire il green pass solo a coloro che hanno completato il ciclo con tre iniezioni, anziché due, e si prospetta la possibilità di rendere il richiamo un appuntamento fisso. Nel Vecchio Continente, la scelta della terza iniezione per anziani e persone fragili è stata annunciata a settembre dalla Germania, che ha deciso di riservare a Pfizer la terza dose per gli under 30. La scelta di limitare Moderna è dovuta a un «rischio molto raro» di miocardite che accompagnerebbe la somministrazione di questo vaccino  ai giovanissimi. Per gli altri, rimane consigliato Moderna a causa della sua grande efficacia. La scelta è condivisa anche da Francia, la cui Autorità di Sanità Pubblica ha rilevato la remota possibilità di miocardite, Finlandia, Svezia e Canada. In Spagna sono oltre 2 milioni coloro che hanno ricevuto il “booster”, circa il 4,2% della popolazione. L’Austria prevede che il rinnovo del green pass dopo la scadenza sia subordinato alla ricezione della terza iniezione. Anche il Regno Unito ha predisposto la possibilità di una terza iniezione per ultracinquantenni, soggetti vulnerabili e personale sanitario. Londra ha somministrato 11 milioni di terze iniezioni.

Lo studio di Gimbe – Le scelte dell’esecutivo italiano sui richiami arrivano nei giorni in cui si registra un’inversione di tendenza dei contagi, che sono cresciuti oltre i 100mila. Per il momento l’83,7% di Italiani ha completato il ciclo, secondo il Ministero. Tuttavia a mettere in guardia il governo è la Fondazione Gimbe, che ridimensiona il successo della campagna vaccinale al 76,4% della popolazione. L’attenzione è ancora una volta sulla terza dose: secondo lo studio sono stati coperti il 40% di coloro che avrebbero bisogno della “dose aggiuntiva” (cioè i soggetti con problemi immunitari e risposte minori al vaccino) e il 39,5% di quelli in attesa del “booster” (operatori sanitari, ospiti nelle Rsa, over 60 e persone fragili). Gimbe ha rilevato anche un brusco rallentamento di coloro che hanno scelto di ricevere il vaccino per la prima volta: -75,4% complessive tra le ultime due settimane di ottobre e la prima di novembre. E’ il periodo di entrata in vigore dell’obbligo del green pass sul posto di lavoro che ha portato a un boom di prenotazioni tra settembre e ottobre. La platea di italiani che ha ricevuto almeno un’iniezione del vaccino si assottiglia, ma all’appello per la prima dose mancano ancora 2,7 milioni di over 50, si legge nella ricerca.