Un patto sui vaccini con Joe Biden per far decollare la campagna di immunizzazione dalla Covid. Questo il risultato che l’Unione spera di ottenere con il Consiglio europeo in programma per oggi, giovedì 25 marzo, cui parteciperà anche il presidente americano. Sul piatto c’è la possibilità per l’Europa di ottenere fiale aggiuntive dagli States proprio nei giorni in cui si dibatte sull’ipotesi di bloccare le esportazioni dall’Ue dopo la scoperta di 30 milioni di dosi AstraZeneca stoccate alla Catalent di Anagni e in parte destinate a Paesi a basso reddito.
Non solo fiale – Biden si collegherà con i 27 leader europei riuniti in teleconferenza intorno alle 20,30 e resterà connesso per circa mezz’ora. In questo lasso di tempo si discuterà non solo della possibile fornitura di vaccini fatti e finiti ma anche dell’impegno delle altre big pharma americane, da Pfizer a Moderna, a condividere i loro brevetti con le fabbriche europee nell’ottica della produzione futura. La prospettiva dell’Unione è quella di creare un’asse con Washington per gestire in maniera più efficace i ritardi nella distribuzione delle fiale: «Sono lieta di accogliere il segretario di Stato Usa Antony Blinken qui a Bruxelles. Gli Usa sono un valido ed importante partner per l’Ue, vogliamo creare un’agenda globale insieme a loro», ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen nei giorni scorsi. Intanto alla Casa Bianca si ragiona sui numeri: gli Usa hanno già prestato 2,5 milioni di dosi al Messico e 1,5 al Canada ma per il Vecchio Continente, riporta la stampa internazionale, potrebbero spingersi oltre, attingendo alle 30 milioni di dosi in attesa di autorizzazione che si trovano nelle aziende americane collegate ad AstraZeneca. A favorire questa scelta sarebbero anche i timori che l’Europa possa in alternativa volgere lo sguardo alla Russia e al suo Sputnik.
Il caso Anagni – Il giallo dello stabilimento ad Anagni, la località in provincia di Frosinone dove vengono infialate le dosi della società inglese AstraZeneca, ha intanto scatenato nuove polemiche tra Ue e Regno Unito sulla reciprocità nella distribuzione dei vaccini. Tutto è partito da una richiesta di ispezione al sito arrivata sabato scorso al Governo italiano da commissario Ue, Thierry Breton, il quale ha sottolineato l’importanza della piena trasparenza sul numero di dosi prodotte negli stabilimenti europei della società anglo-svedese. La successiva ispezione dei Nas ha rivelato la presenza di 29 milioni di dosi pronte per essere infialate: di queste solo 16 milioni sarebbero destinate ai Paesi europei mentre la restante parte dovrebbe andare ai Covax, cioè gli stati a basso reddito che non hanno le risorse per avviare una propria produzione di massa. Una scoperta che, alla luce dei ritardi dell’azienda americana nelle forniture contrattualizzate con i Ventisette, ha spinto Bruxelles a ipotizzare triangolazioni sospette.
Limiti all’export – Da qui il tentativo dell’Unione di bloccare le esportazioni: ieri la Commissione ha approvato il nuovo meccanismo per la trasparenza e l’autorizzazione all’export dei vaccini prodotti nell’Ue. La misura introduce sulla carta criteri di reciprocità e proporzionalità nella valutazione degli stock delle dosi destinate a lasciare l’Europa ma in realtà dà il potere ai singoli stati membri e in ultima istanza alla Commissione di bloccarne la vendita all’estero quando minacci l’efficace immunizzazione dei cittadini europei. Si tratta di un’iniziativa che viene incontro alle richieste di maggior rigore verso le aziende inadempienti espresse soprattutto da Italia e Francia anche se a livello operativo potrebbe essere difficile da attuare. Tra i problemi principali, come sottolinea il Corriere della Sera, il fatto che la catena del valore per la produzione delle fiale sia talmente ampia e internazionalizzata da esporre l’Unione al rischio di rappresaglie. Lo ha sottolineato anche premier irlandese Micheàl Martin, che ha spiegato come la produzione del vaccino Pfizer richieda 280 materiali che vengono realizzati da 86 fornitori tra cui anche il Regno Unito, il principale target principale dell’iniziativa. «Sarebbe un passo decisamente retrogrado, è indispensabile che manteniamo aperte le catene di fornitura», ha detto.
I rapporti con Londra – E proprio sul versante inglese ieri è però arrivata l’intesa per una soluzione «reciprocamente vantaggiosa sul Covid» dopo le polemiche tra l’Unione e il premier britannico Boris Johnson. La prima lamenta che a fronte delle 11 milioni di dose esportate in Regno Unito ne siano arrivate zero da Londra; il secondo ha di recente accusato Bruxelles di voler praticare un «nazionalismo dei vaccini». «Stiamo tutti affrontando la stessa pandemia e la terza ondata rende la cooperazione tra l’Ue e il Regno Unito ancora più importante», spiega una nota congiunta della Commissione e del governo britannico, aggiungendo che si adotteranno «misure specifiche per creare una situazione vantaggiosa per tutti».