Il sovranismo guadagna terreno anche alle Europee. Il partito del premier Viktor Orban, Fidesz, ha conquistato il 52,3% e 13 seggi in Parlamento, consolidando la sua posizione con un risultato migliore del 2014. Secondi i democratici e terzi i liberali di Momentum. Una destra più moderata, ma pur sempre euroscettica e cristiana si è stabilita in Polonia, dove il partito di governo Diritto e Giustizia Pis di Andrzej Duda ha vinto con il 42% delle preferenze. Segue a ruota la Repubblica Ceca, terzo membro di quattro del Gruppo di Visegrad, l’alleanza culturale e politica dei sovranismi europei centro-orientali. Ha vinto infatti il movimento populista Ano (“Azione del cittadino scontento”) del premier Andrej Babis con il 21% Unica a distaccarsi la Slovacchia, dove la coalizione dei liberali di centrosinistra, che include il partito Progressive Slovakia della neo-eletta Zuzana Caputova, ha vinto con oltre il 20%.

Le due Europe – «È chiaro che ormai il confronto nella dimensione europea è quello tra forze che fanno riferimento alla tradizione socialdemocratica popolare europea e le forze sovraniste», commenta il professor Luciano Fasano, politologo dell’Università degli Studi di Milano. «I risultati sembrano dare conto di una tenuta delle famiglie politiche tradizionali contro le affermazioni di Salvini e Le Pen, così come quelle provenienti dal polacco Diritto e Giustizia dei fratelli Kaczynski». Il Patto di Visegrad non è però compatto, con «la coalizione progressista in Slovacchia che apre un pochino di più il fronte». Non ci si può comunque aspettare che questi segnali bastino ad allontanare lo spettro dell’euroscetticismo. «Forse questo è l’ultimo treno per le forze europeiste per affermare una Unione che resti nei principi comunitari originali, se possibile proponendo un livello ancora maggiore di collaborazione», ha commentato infine il professor Fasano.

L’Est Europa conferma la fiducia ai governi attuali – Nel resto dell’Est europeo i risultati elettorali europei sono collegati con i passati risultati politici interni. La Bulgaria segue il trend conservatore dell’Est con il partito Gerb del premier Bokyo Borissov con il 30,5% dei voti. La Romania, dopo una notte in bilico tra il partito socialdemocratico al governo, il Psd, e il partito nazionale liberale Pnl, il primo partito di opposizione, ha premiato quest’ultimo con il 27,8%. Bucarest si distingue per affluenza alle urne, con la partecipazione al voto del 49% degli aventi diritto. In Croazia l’Unione Democratica Hdz del primo ministro Andrej Plenkovic sembra abbia riportato la vittoria con il 23,2% dei voti. A Zagabria, che si distingue per un tasso di affluenza tra i più bassi d’Europa (29,6%), gli alleati del Movimento 5 Stelle Zivi Zid (“Muro umano”) si fermano al 5%. Si attesta a un basso tasso di affluenza anche la Slovenia (28%), dove hanno vinto con oltre il 26% i conservatori della coalizione del Partito democratico sloveno (Sds) dell’ex premier Janez Jansa e del Partito popolare sloveno (Sls).