Un gruppo di pescatori del Mozambico

Decine di morti e dispersi. A cinque giorni di distanza cresce il bilancio dell’attacco sferrato mercoledì 24 marzo a Palma, nel Nord del Mozambico, dal gruppo jihadista affiliato all’Isis al-Shabaab. Un’offensiva diretta verso i lavoratori stranieri presenti in città e che ha costretto oltre 180 persone, tra cui anche alcuni italiani, a restare rinchiuse in un hotel per giorni prima di essere tratte in salvo dalle forze governative. Sette le vittime dell’evacuazione ma nessun nostro connazionale. Ancora in corso la messa in sicurezza della zona.

Italiani in salvo – Al momento non risultano italiani uccisi o tenuti in ostaggio dai miliziani affiliati allo Stato Islamico. A riferirlo è La Repubblica citando fondi diplomatiche italiane. Secondo le ricostruzioni fatte finora, quando gli jihadisti al-Shabaab hanno attaccato l’hotel Amarula Lodge dove si erano rifugiati circa 200 expats, i civili stranieri che operano in Mozambico, i nostri connazionali sarebbero riusciti a mettersi in salvo. Prima presso camp Bonatti, che si trova vicino all’albergo e che sembra abbia anch’esso subito un attacco. Poi, nella base del gruppo petrolifero francese Total, a 15 di chilometri dalla città, dove sarebbero stati protetti insieme agli altri superstiti dai militari a presidio dell’impianto. Da lì, nel fine settimana, il trasporto in barca ed elicottero fino alla città di Pemba, a 250 chilometri a sud di Palma, sulla costa del Mozambico. Il centro ospita un aeroporto internazionale che permetterà ai superstiti di tornare in patria senza dover arrivare fino alla capitale Maputo. Tra loro, ci sarebbero gli stessi dipendenti di Total, che ha deciso di congelare le attività locali per motivi di sicurezza.

Un attacco violento – «Mercoledì scorso un gruppo di terroristi si è introdotto a Palma e ha lanciato operazioni che hanno portato all’uccisione di decine di persone indifese». Queste le parole pronunciate domenica dal portavoce del ministero della Difesa, Omar Saranga, che ha raccontato come i miliziani siano entrati in città iniziando a sparare all’impazzata sulla folla. Il funzionario non ha però fornito dettagli sulla nazionalità delle vittime, confermando solo che tra queste rientrano sette persone rimaste uccise nel tentativo degli jihadisti di interrompere l’evacuazione del Lodge. «La struttura è stata nel frattempo completamente liberata e sono in corso operazioni per eliminare i jihadisti presenti nell’area», ha spiegato. Ma la situazione resta problematica, tanto che ancora risulta impossibile quantificare i morti: secondo la ong Human Rights Watch, alcune persone sarebbero state decapitate e mancherebbero all’appello decine di altri stranieri, dispersi dal momento dell’attacco. Non si hanno inoltre notizie di otto dei 17 veicoli che avrebbero cercato di fuggire dall’albergo quando i terroristi hanno teso un’imboscata al convoglio. A bordo un’altra cinquantina di persone. Senza contare i molti cittadini locali che al momento dell’attacco sono scappati a piedi nella boscaglia: alcuni di loro sono stati ritrovati, stanchi e spaventati ma in buona salute. Di altri, invece, si sono perse le tracce.

Total nel mirino – La provincia di Capo Delgado, dove si trova Palma, è ormai dal 2017 sotto attacco degli jihadisti locali di al-Shabaab, un gruppo omonimo di quello somalo ma notoriamente più sanguinario, che negli ultimi tre anni ha causato la morte di oltre 2.600, tra cui anche bambini. Come riferisce il giornale sudafricano Daily Maverick, a scatenare l’attacco di mercoledì sarebbe stato ancora una volta l’interesse manifestato da Total per il ricco giacimento di gas naturale liquefatto presente nella zona: proprio all’indomani dell’assalto, il gigante energetico francese, che è il principale investitore della regione, aveva infatti annunciato una graduale ripresa del progetto di estrazione da 17 miliardi di euro precedentemente interrotto proprio a causa dell’instabilità prodotta dai miliziano Con questa offensiva i terroristi starebbero cercando di scoraggiare nuovamente le operazioni delle multinazionali occidentali dell’energia, tra cui anche la statunitense ExxonMobil, ugualmente molto attiva in Mozambico.