Non c’è pace in casa del Brescia. Dopo le montagne russe tra salvezza festeggiata sul campo, penalizzazione per ragioni fiscali, Serie C e fallimento, la Guardia di Finanza ha ora effettuato una perquisizione nella sede biancoazzurra. Al momento sarebbero coinvolti 25 soggetti (11 persone fisiche e 14 giuridiche), indagati per riciclaggio e reati tributari collegati alla commercializzazione di crediti inesistenti. Tra gli indagati ci sarebbero anche il patron Massimo Cellino, il commercialista della squadra Marco Gamba (coinvolto nell’operazione finanziaria costata al Brescia la penalizzazione totale di otto punti) e lo stesso Brescia Calcio.
L’indagine – La Guardia di Finanza ha effettuato un blitz in 11 città italiane e avrebbe scoperto un sistema fraudolento che partiva proprio da Brescia. In sostanza, diversi imprenditori avrebbero beneficiato di crediti Iva inesistenti per oltre quattro milioni di euro. L’operazione, avvalendosi di società fiscalmente inadempienti e prive di sedi operative, avrebbe generato crediti fantasma che sarebbero stati successivamente ceduti tramite un’ ulteriore società a diverse persone giuridiche, tra le quali proprio il Brescia Calcio. Al centro della vicenda il «Gruppo Alfieri Spv», società con un capitale sociale di soli 25mila euro che vantava la sede in uno dei palazzi più costosi al mondo in via Monte Napoleone a Milano. Ad amministrarla, sulla carta, Gianluca Alfieri, 25enne nullatenente originario di un paesino nell’avellinese. Il patron del Brescia ha però subito preso le distanze, tramite il suo legale Giorgio Altieri, sostenendo che «Brescia Calcio e Massimo Cellino sono estranei a quest’organizzazione tesa alla commercializzazione di crediti fiscali e connesse attività di riciclaggio».
I destini della squadra – Al momento il Brescia Calcio è fallito. Dopo 114 anni di storia, una delle province più industriali e ricche del nostro Paese non ha più la sua squadra di calcio. Massimo Cellino avrebbe dovuto versare entro la scorsa settimana 3 milioni di euro (su un debito complessivo di 9 milioni) necessari per evitare il default della società e iscrivere la squadra al prossimo campionato. Ha deciso però di non farlo, di calpestare una storia sportiva gloriosa, quasi per ripicca dopo le contestazioni subite negli scorsi anni. Da regolamento, il Brescia dovrebbe ripartire ora dai dilettanti. Una possibilità per ripartire però dalla Serie C c’è: fondersi con un’altra società. In questo senso il Comune della città è al lavoro per trovare una soluzione e ha riunito a un tavolo i presidenti del Lumezzane, Ospitaletto e Feralpi Salò. E proprio quest’ultima, sotto il comando di Giuseppe Pasini, avrebbe dato la sua disponibilità a collaborare. Il tempo però stringe: per portare a termine quest’operazione c’è tempo solo fino al 15 luglio e da convincere ci sono anche i tifosi del Brescia, che non vedrebbero di buon occhio la fusione con un’altra squadra.