Il wifi del Parlamento europeo si interrompe per alcuni minuti. Poi il sito web comincia a funzionare a singhiozzo. Alcune pagine sono irraggiungibili. Un attacco hacker ha paralizzato il settore informatico del Parlamento europeo. L’aggressione è stata poi rivendicata da un gruppo russo. Sarebbe una risposta alla risoluzione dell’Eurocamera che ha riconosciuto la Russia come “Stato terrorista”.

Sotto cyberattacco – Verso le 14.30 del 23 novembre il sistema informatico di Strasburgo è andato in down. I disservizi sono durati quattro ore. «La disponibilità del sito web dell’Eurocamera è attualmente compromessa dall’esterno. I team del Parlamento stanno lavorando per risolvere il problema il più rapidamente possibile», aveva subito dichiarato Jaume Dauch, portavoce dell’assemblea. Il cyberattacco è stato riconosciuto come un DDoS (Distributed Denial of Service).

I russi rivendicano – BetterCyber, azienda specializzata in sicurezza informatica ha fatto i nomi dei responsabili sul proprio profilo Twitter: «Killnet ha rivendicato l’attacco al Parlamento», ha annunciato. Si tratta di un gruppo di hacker russi che in passato aveva già colpito i siti di diversi governi pro-Ucraina: Italia, Estonia, Romania, Norvegia, Stati Uniti d’America. Sempre in un tweet la risposta della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola: «Slava Ukraini».

“Stato terrorista” –  Maria Zakharova, portavoce del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha ironizzato in risposta al tweet di Metsola: «Propongo di riconoscere l’Europarlamento come sponsor di idiozia». Proprio nella stessa mattinata Strasburgo aveva infatti approvato a larga maggioranza (494 voti favorevoli, 58 contrari, 44 astenuti) la risoluzione sul riconoscimento della Russia come “Stato sponsor del terrorismo” dopo l’invasione dell’Ucraina.  La decisione europea è in linea con il modello statunitense che identifica una lista di stati e organizzazioni come “sponsor del terrorismo”. Tra questi Cuba, Corea del Nord, Iran, Siria, ma anche il battaglione russo Wagner e i militari ceceni khadyroviti.

Tra le fila italiane – Alla votazione tra gli astenuti ci sono stati cinque eurodeputati del Movimento 5 Stelle. «Noi condanniamo la Russia. Tuttavia, non si fa riferimento al negoziato di pace. È una risoluzione per portare avanti il conflitto. Inammissibile», ha dichiarato Tiziana Beghin, capodelegazione M5s nell’emiciclo. In linea con Beghin anche Massimiliano Smeriglio, uno dei tre parlamentari del Partito Democratico che hanno votato contro la risoluzione: «Indicare la Russia come Paese terrorista allontana dalla soluzione invece che avvicinare. Così facendo rimane la sola opzione militare».