È testa a testa tra la leader del partito di destra Fuerza popular Keiko Fujimori e Pedro Castillo, il candidato socialista di Perú Libre, nel ballottaggio presidenziale peruviano del 6 giugno. Sul 87,53% di schede elettorali scrutinate, la Señora K ha ottenuto finora il 50,50% dei voti, contro il 49,49% di quelli di Castillo. Manca lo spoglio delle schede delle zone rurali, conteggiate dopo quelle urbane, che potrebbe essere decisivo per i risultati dell’exit poll.

Keiko Fujimori in conferenza stampa a Lima il 6 giugno. EPA/JOHN REYES

Il revival della destra Fujimoriana – Classe 1975, peruviana di origine giapponese, Keiko Fujimori rappresenta la vecchia guardia della destra peruviana. È la figlia di Alberto Fujimori, presidente del Paese dal 1990 al 2000 e dittatore dopo aver spazzato via libertà e diritti civili in seguito all’autogolpe de Estado del 1992. La Señora K è entrata in politica nel 2010 con la fondazione di Fuerza popular e ha già partecipato alle elezioni presidenziali del 2011 e a quelle del 2016, entrambe le volte sconfitta al ballottaggio – contro Ollanta Humala e Pedro Pablo Kuczynski. Nonostante sia da poco uscita dalla custodia cautelare e resti accusata per i reati di riciclaggio e ostacolo alla giustizia, questa volta, Fujimori ha chance di vittoria. I motivi sono un elettorato molto fedele, pronto a sostenerla per il programma di rilancio economico dopo la crisi da Covid-19. Anche la risposta di alcuni indecisi, schieratisi al suo fianco dopo l’attacco terroristico del 23 maggio da parte del gruppo di estrema sinistra Sendero Luminoso, che ha portato alla morte di 16 persone a San Miguel del Ene. La candidata di Fuerza popular avrebbe attaccato subito dopo Castillo, accusandolo di avere legami con i responsabili dell’attacco. Un evento che avrebbe accorciato la distanza con Casillo, secondo alcuni sondaggi riportati da El País prima in vantaggio.

Pedro Castillo parla ai supporter a Tacamba, Perù, in attesa dei risultati degli exit poll
EPA/STRINGER

Castillo, il socialista “rurale” – Pedro Castillo, 51enne, è invece entrato in politica nel 2017 alla guida di uno sciopero di insegnanti, dopo la cattedra di maestro elementare nelle zone rurali della Cajamarca, una delle regioni più povere, a nord-ovest del Perù. Tra i temi chiave del suo programma ci sono politiche di nazionalizzazione delle imprese energetiche, un aumento della spesa pubblica per l’istruzione e maggiori tasse per gli investitori stranieri. In caso di vittoria chiederà di istituire un’Assemblea Costituente per sostituire la Costituzione di Alberto Fujimori (1993). È in vantaggio nelle zone andine e di campagna, mentre è temuto dalla classe imprenditoriale peruviana per l’ideologia di stampo marxista. Durante la campagna elettorale ha puntato sulle origini umili, simboleggiate dal cappello di paglia tipico della provincia di Chota, dove è nato, ma anche dal cavallo su cui già al primo turno di votazione si era mostrato davanti alle telecamere, mentre andava al seggio per votare.