Il 12 e il 13 febbraio i lombardi andranno alle urne per leggere il governo regionale, il dodicesimo dal 1970. È quasi superfluo dirlo, tanto più dopo la pandemia da Covid-19, il bilancio regionale ruota soprattutto intorno alla sanità: lì sono riposte la maggior parte delle risorse e delle aspettative dei cittadini.
Secondo l’ultimo report di Crea Sanità, la Lombardia è la quarta regione d’Italia per efficienza (44%), dietro a Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Per il gradimento degli utenti, si posiziona invece al sesto posto.
Per quanto sia considerato nell’insieme un servizio di qualità, con una quota elevata di “migrazione sanitaria” da altre regioni italiane, la sanità lombarda nel 2023 presenta quattro criticità principali: la lunghezza delle liste d’attesa, i fondi ai privati, la mancanza di medicina territoriale e i pochi consultori per l’assistenza psicologica, ostetrica e ginecologica.

Liste d’attesa – Lo scontro elettorale ruota soprattutto intorno alla lentezza con cui vengono erogate le prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Nel 2019 (quindi prima della pandemia), il limite di un intervento oncologico di tipologia A (massimo entro 30 giorni), veniva rispettato nel 64% dei casi. In Veneto la percentuale era del 94%. Secondo la candidata alla presidenza regionale del Terzo Polo Letizia Moratti, durante la sua gestione della sanità lombarda le operazioni oncologiche che rispettano le tempistiche sono passate all’80%. Il dato è stato fornito da Moratti in risposta a un’intervista di Attilio Fontana al Corriere della Sera, nella quale veniva accusata di avere fallito nell’obiettivo di ridurre le liste d’attesa.

fonte: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/sanita-lombardia-come-privato-sceglie-interventi-piu-redditizi-liste-attesa-salute-ricoveri-pubblico-ospedali-modello-operazioni-chirurgiche/b1924596-d766-11eb-9da9-c034b537f36a-va.shtml

Dataroom di Milena Gabanelli

Per quanto riguarda invece le visite, Il 23 gennaio 2023 la giunta regionale ha chiesto alle strutture ospedaliere di aumentare le prestazioni di specialistica ambulatoriale, anche mediante «l’estensione di incentivi per il personale ospedaliero nelle strutture pubbliche per aumentare l’offerta e approfondimenti finalizzati al miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva». Insomma, pagando di più medici e infermieri. Sono stati introdotti 180mila slot aggiuntivi e ricontattati 23mila cittadini con l’appuntamento fuori soglia tra gennaio e giugno.
Questa iniziativa ha portato gli esami eseguiti entro 10 giorni dal 49% a 55% e quelli entro 30 giorni da 45% a 54%.

Pubblico e Privato – Nell’ultimo report di Crea Sanità, la Lombardia si conferma la prima regione per percentuale di spesa sanitaria nel privato (oltre il 28%), a discapito del pubblico. D’altronde è l’unica ad avere una legge che pone parità di diritti e doveri per il pubblico e il privato (Legge regionale n.31 Formigoni 1997). L’idea dell’ex presidente Roberto Formigoni era quella di promuovere la competitività e portare ad una riduzione delle liste d’attesa. Tutto questo ha portato la Lombardia ad essere la prima in Italia per spesa medica pro capite (828,2 euro).

Report Crea Sanità

In regione si è arrivati ad una parità tra il numero di strutture sanitarie pubbliche e private. Per quanto riguarda i posti letto, circa 30mila, il 70% è pubblico. Questo settore assorbe anche la maggioranza dei ricoveri da pronto soccorso (PS): il 45% dei ricoverati nei reparti arriva dai PS, mentre per i privati la quota è solo del 20%.
Mentre gli ospedali pubblici lombardi sono in perdita, i grandi gruppi privati continuano a macinare utili. Questo, come ha spiegato in un’inchiesta sul Corriere della Sera la giornalista Milena Gabanelli, è perché gli interventi chirurgici eseguiti nelle strutture private sono quelli più remunerativi e a discrezione del medico, ad esempio l’impianto di protesi. Questo modo di operare ha portato la stessa Regione a chiedere ai privati di non concentrarsi solo «su attività caratterizzate da buona redditività e da non verificata necessità epidemiologica». Al pubblico rimangono le operazioni più costose e difficili, ad esempio i trapianti (eseguibili solo da ospedali pubblici), oppure gli interventi poco remunerativi, come le appendiciti.

Medicina territoriale – In Lombardia mancano i medici di base. La carenze si aggira tra il 10 e il 15%. Nel dicembre 2021, i medici di famiglia erano 5.919, ma entro cinque anni la metà di questi raggiungerà l’età per andare in pensione. Ogni Regione dovrebbe avere 80 medici per distretto, ma in Lombardia se ne hanno solo 65. Grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa  e Resilienza (PNRR), la giunta regionale ha avviato un piano per realizzare, entro la fine del 2024, 216 Case di Comunità e 71 ospedali di territorio. Le Case di Comunità sono strutture polivalenti che garantiscono funzioni d’assistenza sanitaria primaria e attività di prevenzione.

Consultori – Sono 266 le strutture in regione. Di queste, 95 sono private. Secondo la legge, dovrebbe esserci un consultorio ogni 20mila abitanti, ma in Lombardia ne è presente uno ogni 40mila. La regione è anche ultima per prestazioni erogate: 10,1 ogni 100mila abitanti mentre la media italiana è di cinque punti più alta.
I consultori funzionano bene dal punto di vista psicologico e di assistenza sociale, ma è presente una grande disomogeneità tra la durata delle prestazioni settimanali: 6,7 per i ginecologi e 30 per gli psicologi.