«Non si è mai parlato di scudo penale inteso come impunità per le forze di polizia o per medici». Così ha dichiarato il ministro della giustizia Carlo Nordio in un tentativo di rassicurare l’opinione pubblica e rispondere alle accuse di incostituzionalità del disegno di legge. Ha poi aggiunto: «le maggiori tutele riguardano tutti i cittadini» e servono a superare «la distonia tra l’istituzione dell’informazione di garanzia e del registro degli indagati, Questi, che dovrebbro servire a garantire la difesa di chi è sottoposto a un’indagine, invece si sono invece trasformati in un marchio di infamia, in una condanna anticipata e talvolta addirittura in una preclusione alla assunzione di cariche pubbliche». Infine, il ministro ha aggiunto che questa misura non sarà compresa nel ddl Sicurezza, ma si sta valutando di inserirla in un provvedimento ad hoc.
In cosa consiste la misura – Il testo ancora non c’è. In questo momento è allo studio dell’ufficio affari legali di Palazzo Chigi e del ministero della Giustizia. Tra le ipotesi in esame, tuttavia, c’è l’istituzione di un terzo registro, che serva a evitare l’iscrizione automatica nel registro degli indagati di poliziotti e carabinieri per ipotesi di reato nell’esercizio delle loro funzioni. In sostituzione di questo, verrebbe svolta un’indagine rapida per accertare la legittimità dell’uso della forza, in modo che gli agenti non figurino come indagati e non rischino la sospensione dal servizio.
Il rischio incostituzionalità – «La legge è uguale per tutti e tanto più deve esserlo per chi ha il potere di farla rispettare. Non ci può essere una impunità generalizzata. Lo stato di diritto prevede che chi ha il monopolio della forza sia sottoposto al potere della legge e della magistratura», ha affermato la segretaria del Pd Elly Schlein. Le preoccupazioni non arrivano solo dalle opposizioni. «Uno Stato di diritto è tale non solo se ha il monopolio esclusivo della forza ma anche se pone dei limiti insuperabili al suo utilizzo», ha dichiarato Francesco Petrelli, presidente Unione Camere penali, continuando: «laddove questi limiti vengano superati, proprio la disponibilità a processare sé stesso senza interporre ostacoli e privilegi caratterizza uno Stato di diritto».
Da dove nasce la proposta – L’idea di un disegno di legge di questo tipo è arrivata in seguito a tre importanti casi di cronaca che hanno coinvolto le forze dell’ordine negli ultimi mesi. La prima vicenda riguarda il luogotenente dei carabinieri di Rimini, iscritto al registro degli indagati per eccesso di legittima difesa dopo aver ucciso un ragazzo di 23 anni che aveva accoltellato quattro persone la notte di Capodanno e poi aveva minacciato lo stesso militare. Il secondo caso interessa i carabinieri coinvolti nell’inseguimento di Ramy Elgaml, il 19enne morto a Milano, anch’essi ad oggi indagati. A rafforzare la tesi del governo sul bisogno di uno scudo penale per le azioni delle forze dell’ordine, sono state infine le violente proteste per la morte di Ramy avvenute a Bologna e Roma, dove sono rimasti feriti 18 agenti di polizia.