Beppe Severgnini, come sono andate queste elezioni? Che Europa ci dobbiamo aspettare?

Le elezioni dal punto di vista di un europeista come me sono andate bene perché i “sovracatastrofisti” – come li chiamo io – dovranno farsene una ragione: l’Europa c’è. Se metti insieme i popolari, i socialisti democratici, i liberali e i verdi, c’è una grandissima maggioranza che poi troverà anche il modo di compattarsi e combinarsi però non c’è dubbio che da soli non vanno da nessuna parte. Vanno considerati i risultati dei quattro paesi: Inghilterra (ma questo è un caso particolare), Francia, Italia, Ungheria che sono andati particolarmente bene, però da qui a dire che l’Europa vuole smettere di esistere come Europa mi sembra che sia una cosa che non dirà più nessuno. Il nostro goal setter l’avevamo previsto però sono contento di averlo previsto perché c’erano quelli che si fasciavano la testa ancora prima di essersela rotta e secondo me era un errore. Questo conferma secondo me che l’Unione Europea procede per spaventi. Se tu guardi dalla seconda guerra mondiale in poi ogni volta che l’Unione Europea ha fatto dei passi avanti è perché ha preso una gran paura. Dalla guerra mondiale allo shock petrolifero degli anni 70, la globalizzazione degli anni ’90, la fine del comunismo prima, lo shock bancario del 2008, è sempre così. Il passo in avanti è sempre stato preceduto da un grande spavento. E questa è la prima cosa che dobbiamo aspettarci, la seconda riguarda l’Italia. Naturalmente c’è una Lega che è andata molto forte e praticamente i ruoli sono ribaltati fra Movimento 5 Stelle e Lega. Da un lato interno non so bene come questo governo possa andare avanti.

Questo governo durerà altri quattro anni?

Io tenderei ad escluderlo. Cosa succederà non lo so ma che duri altri quattro anni tenderei veramente ad escluderlo.

Le prime frasi dopo il risultato delle elezioni di Matteo Salvini sono state: “É il segno di un Europa che cambia”, “Oggi parte il rinascimento europeo” cosa ne pensi in riferimento anche alla tua visione di Matteo Salvini “marshmallow” (pubblicata sul New York Times)? Con questa sua ultima vittoria si sta sempre più avverando questa possibilità? 

Io credo che Salvini abbia ragione perché lo spavento c’è stato e quindi l’Europa non può più essere quella di un tempo e deve essere molto più attenta alle preoccupazioni della gente. C’è una classe media che si sta sciogliendo come un ghiacciolo, questo è il vero grande problema in tutta l’Europa perché è la classe media che decide la storia delle nazioni. Invece il mio marshmallow riguardava soprattutto l’Italia. Noi siamo specialisti nell’adorare i tenori e poi cacciarli dal palco a suon di fischi. Ricordiamo cosa è successo a Renzi. Salvini ha avuto il 34% – che è moltissimo- ma Renzi cinque anni fa ha avuto il 41%. E poi sappiamo come è andata.

Altro tema importante di queste europee sono state le elezioni in Gran Bretagna. Dopo le dimissioni di Theresa May il paese è senza un capo e considerata la vittoria schiacciante del Brexit Party di Farage, che non ha un programma a lungo termine, quale potrebbe essere il futuro dell’Inghilterra?  E chi potrebbe essere il sostituto della May?

È impossibile da sapere perché una delle cose importanti è vedere se il voto del remain si concentra su un partito, potrebbe accadere che i liberal democratici prendano un po’ questa bandiera, sono gli unici che possono farlo e potrebbe succedere. L’Inghilterra ha avuto dei governi liberali importanti nella sua storia. Adesso li dimentichiamo ma è così e potrebbe accadere anche quello. Questa è la prima cosa da vedere, l’altra cosa è vedere cosa faranno i conservatori. Se passa Boris Johnson -che io conosco fra l’altro-  che è un opportunista, si vedrà. Lui ha visto questa possibilità di andare al governo e l’ha presa ma se c’era un britannico europeista era lui. Quindi dipende da molte cose, se finisce in mano a lui potrebbe esserci una hard brexit e sarebbe un grosso guaio per tutti, ma un grossissimo guaio per la Gran Bretagna.

Cosa ne pensi di Nigel Farage? 

Secondo me Farage è come le macchine usa e getta.

Nel senso che è il suo momento ma poi morirà? 

Certo.

Quali saranno le conseguenze delle sconfitte nei due grandi partiti storici inglesi Labouristi e Tories dopo aver preso (probabilemente anche loro) questo “spavento”? 

In questo caso lo spavento è diverso. Lo spavento è degli incoscienti perché i Tories non potevano saperlo cosa sarebbe accaduto e questo è fondamentale.

I Tories non si aspettavano una sconfitta così forte? 

No, non si aspettavano una sconfitta così forte. Anche i labouristi stanno prendendo una piega sbagliatissima che pagheranno molto cara. Adesso vediamo se si vogliono tenere Corbyn. A questo punto non puoi dire: «Vuoi il secondo referendum, si o no?». Puoi girarci intorno.

Il 26 maggio ha segnato anche un’altra svolta: l’Inter in Champions. 

Beh, potrebbe succedere una cosa strana. Mettere insieme l’Inter e il governo italiano: entra un Conte di qua ed esce un Conte di là. Per me è una cosa positiva ma è personale perché sono interista, per i milanisti meno. Non ho mai pensato di tifare una squadra normale e ieri è stato surreale: la partita di ieri, tutto è stato surreale e comunque è andata bene. Ieri è stata una buona giornata perché vince l’Inter, vince l’Europa e l’Europa dentro l’Europa, perché alla fine, ripeto, mentre Marine Le Pen e Viktor Orbàn sembra che abbiano delle idee piuttosto concrete io non sono ancora convinto che Salvini, che conosce l’Europa, voglia veramente trascinar fuori l’Italia. Salvini sa i costi di questa cosa, dopotutto lui è stato un europarlamentare e conosce il tema. Che gli faccia comodo un po’ di propaganda sì, ma come ha detto: «Abbiamo scherzato su un sacco di altre cose» finirà con dirlo anche qua, stai a vedere.

Quindi ne vedremo delle belle? 

Salvini è al Governo. Se lui avesse voluto fare delle rotture più drastiche non avrebbe fatto quello che attacca chiunque, se la prende, manca di rispetto e l’altro risponde. Alla fine parliamoci chiaro: certe cose dobbiamo farle. C’è il deficit, che sì, è stato ridotto, ma gli è stato richiesto di farlo, punto.