Il luogo dove sono stati uccisi i due bambini insieme insieme con un pensionato ad Ardea, vicino Roma, Ardea, 14 giugno 2021 ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Andrea Pignani sarebbe uscito di casa intorno alle 11 con felpa, zainetto e guanti. Avrebbe percorso con la pistola in pugno quattrocento metri nel complesso residenziale di Colle Romito, dove viveva ad Ardea, prima del triplice omicidio compiuto il 13 giugno in tarda mattinata. Secondo quanto emerso dagli accertamenti dei Carabinieri, l’uomo ha colpito David e Daniel Fusinato, due fratelli di 10 e 5 anni, e l’84enne Salvatore Ranieri, con l’arma, rimasta in suo possesso nonostante fosse di proprietà del padre, ex guardia giurata, morto lo scorso novembre. Ora gli inquirenti stanno cercando di capire come mai l’arma fosse rimasta in possesso della famiglia, nonostante l’assassino avesse avuto in passato problemi psicologici. La famiglia si difende: “Non l’abbiamo denunciata perché non la trovavamo”. Resta aperta l’ipotesi di un raptus improvviso, mentre il legale dei genitori dei bambini ha escluso la possibilità di un’esecuzione.

Gli attimi di follia – Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, un primo colpo sarebbe stato esploso da Pignani, 35 anni, ingegnere informatico, incensurato, verso un uomo che trasportava una carriola e che è riuscito a sfuggire. Per i Fusinato, invece, non c’è stato scampo: i bambini stavano giocando in un parchetto vicino casa quando Pignani avrebbe sparato al primo un colpo al petto e al secondo uno alla gola. Entrambi mortali. All’omicidio ha assistito Salvatore Ranieri, lì in vacanza per il fine settimana, che stava passando in bicicletta. Ha tentato di fermare l’uomo, ma è stato ucciso da altri due spari. Pignani è tornato a casa dove, dopo aver fatto uscire la madre, si è barricato prima di togliersi la vita.

Le indagini – Appena cinque minuti prima della sparatoria, i Carabinieri di Ardea avevano perlustrato la zona e effettuato un controllo nella casa delle vittime. Il papà dei bambini, Domenico Fusinato, sta scontando una pena agli arresti domiciliari per una vicenda legata alla droga. Poi sono tornati subito sul posto allertati dall’allarme lanciato dai testimoni.  Non risulterebbero liti precedenti con le famiglie delle vittime. Anche l’avvocato difensore Diamante Ceci ha smentito l’ipotesi di una vendetta: «I genitori dei bambini non conoscevano l’omicida, non lo avevano mai visto prima e non c’è stata alcuna lite come riferito da qualche fonte non attendibile».

L’omicida e il Tso per l’aggressione alla madre – L’unico precedente di Pignani risale a maggio 2020, per un’aggressione ai danni della madre, in seguito a cui fu portato in ospedale per il Trattamento sanitario obbligatorio. Qui rimase per un solo giorno. L’uomo non era in cura, né era uscito da un centro di salute mentale. Sono diversi i punti su cui dovrà indagare la Procura di Velletri: da chiarire il movente della strage e perché avesse ancora in casa la pistola del padre.