«Le Regioni e le Province autonome ritengono priorità assoluta la campagna vaccinale». Si apre così il verbale conclusivo della Conferenza Stato-regioni del 20 febbraio, la prima dell’era Draghi. Tutti d’accordo su vaccini e ristori, meno sul resto. Dopo due ore di riunione la piattaforma presieduta dal presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini chiede al governo «un cambio di passo» nelle vaccinazioni che oggi viaggiano ancora a rilento. C’è consenso tra i presidenti anche sulla proroga al divieto di spostamento tra regioni, approvato anche dal Consiglio dei ministri del 22 febbraio.
I colori alla sbarra – Nel corso della riunione si sono levate alcune voci contro il sistema delle zone colorate. I governatori chiedono maggiore chiarezza e la revisione dei criteri, dopo che i parametri per entrare in zona rossa e arancione si sono fatti più stringenti. Dura presa di posizione da parte del governatore della Toscana Eugenio Giani: «Stamani abbiamo 950 contagi, ma la Lombardia ne ha 3700: perché la Lombardia è zona gialla e noi restiamo in arancione?», e poi ironizza: «Se (il sistema) non appare chiaro al presidente, vi immaginate al cittadino?». In proposito, la relazione finale chiede «una revisione del sistema delle zone, che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture, in senso anche più stringente laddove necessario». Sulla necessità di una comunicazione più efficiente concorda Maria Stella Gelmini, per cui la conferenza è il primo test da ministra degli affari regionali. La rappresentante forzista sarebbe favorevole anche allo spostamento dell’indice di contagio dal venerdì a inizio settimana. In questo modo si eviterebbe di comunicare le decisioni sui colori a ridosso del fine settimana.
Dopo le zone – Su come superare il sistema a colori, le regioni sono divise. Emilia, Lombardia, Toscana e Campania sarebbero d’accordo sull’istituzione di una zona arancione nazionale. Una proposta fortemente avversata da Giovanni Toti della Liguria, che chiede di accelerare con le riaperture delle attività commerciali, culturali e sportive – una specie di zona gialla su tutto il territorio nazionale, ma più lasca delle precedenti. Contro le restrizioni anche Matteo Salvini, per cui un’Italia in zona arancione rischierebbe di «gettare nel panico» i cittadini. Per il momento il ministro della Salute Roberto Speranza ha escluso la possibilità allentare le misure, ma non si è detto disponibile a rivedere il sistema delle zone.
Ristori – C’è invece accordo sugli ammortizzatori per chi non potrà tenere aperta la propria attività. Nel documento finale della Conferenza si legge che «lo stesso provvedimento che introduce restrizioni per il Paese e poi restrizioni particolari per i singoli territori deve anche attivare gli indennizzi». Il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga spinge invece per una revisione della lista delle attività che possono rimanere aperte.
Vaccini – Ma a Roma le regioni chiedono soprattutto di fare presto con i vaccini. Dopo che AstraZeneca ha ridotto del 15% le dosi previste per la consegna in Italia. Dati ancora peggiori di quelli della settimana scorsa, quando la casa farmaceutica aveva consegnato il 10,6% delle fiale in meno. Sia Attilio Fontana (Lombardia) che Nicola Zingaretti (Lazio) chiedono al governo Draghi di tutelare gli interessi del paese in sede europea. Solo con l’aumento della quota di vaccinati l’indice Rt perderà progressivamente di importanza e si potrà pensare ad una riapertura a tutti i livelli. Bonaccini ha lasciato intendere che l’incontro è solo un primo passo per costruire una piattaforma efficiente che porti sul tavolo del Consiglio dei ministri le richieste delle Regioni. Per il momento il governo ha decretato che il blocco agli spostamenti durerà fino al 27 marzo.
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