Secondo il report quotidiano della Protezione Civile nella giornata di ieri, mercoledì 23 marzo, sono stati rilevati, a fronte di 513.744 tamponi, 76.260 nuovi contagi Covid. Seppur il tasso di positività complessivo sia in lieve diminuzione, 14,84%, come anche il numero di morti, ieri 153, cresce la pressione su ospedali e terapie intensive. Che si tratti di una quinta ondata o dell’onda lunga della quarta è ancora troppo presto per stabilirlo, ma dalla Fondazione Gimbe l’allarme è già partito: «Dobbiamo evitare che il rialzo dei casi dia il via a una quinta ondata, il cui impatto sui servizi ospedalieri potrebbe compromettere la roadmap prevista dal decreto riaperture», ha avvertito il presidente Nino Cartabellotta.
Più 32,4% in una settimana – Secondo il report settimanale di Gimbe, tra il 16 e il 22 marzo il numero di nuovi contagi è salito a 502.773 contro i 379.792 registrati nei sette giorni precedenti. Un incremento del 32,4%. A salire sono anche i ricoveri in area medica, mentre continua il calo di quelli in terapia intensiva e dei decessi. La risalita dei contagi si concentra però solo in alcune regioni, quelle del Centro Sud. Umbria, Puglia, Calabria, Marche, Basilicata, Lazio, Abruzzo e Toscana le più colpite. Va meglio nelle tre gradi regioni del Nord, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, dove è concentrato il numero più alto di abitanti, nonostante la maggiore circolazione della variante Omicron 2.
Nuove aperture – Secondo Cartabellotta «siamo in una fase di netta ripresa della circolazione virale. Per questo ritengo una follia abolire l’obbligo della mascherina al chiuso». A preoccupare è l’allentamento delle misure anti contagio in arrivo il 1 maggio quando, decaduto lo stato di emergenza, sarà eliminato l’obbligo di green pass e di mascherine al chiuso. «E’ indispensabile – continua – imprimere una nuova spinta alla campagna vaccinale, accelerare con le quarte dosi negli immunodepressi e ovviamente prestare la massima attenzione ai comportamenti individuali». Oggi Aifa si riunirà per stabilire se intraprendere o meno una nuova somministrazione dopo il booster e quali categorie di persone coinvolgere. Sulla quarta dose, al momento prevista solo per coloro che presentano problemi al sistema immunitario, gli esperti non hanno ancora trovato un accordo. Non ci sono infatti studi scientifici randomizzati che ne dimostrino l’utilità nell’evitare infezione e malattia, ma solo dati sull’aumento degli anticorpi nei vaccinati.