Tre gruppi sopra i cento seggi, che per governare saranno costretti a un’alleanza quasi inevitabile. Socialisti, popolari e liberali sono i vincitori dell’ultima tornata elettorale europea e insieme sommano 436 seggi, 60 in più di quelli che servono per una coalizione. Ma a uscire rafforzato dall’ultima consultazione c’è anche il gruppo dei sovranisti, l’alleanza di Matteo Salvini e Marine Le Pen che raggiunge quota 71 eurodeputati e anche se difficilmente sarà inserita in una maggioranza avrà una voce in capitolo che non potrà essere sottovalutata.
Popolari: un bacino a est – Sono 177 gli eurodeputati del gruppo dei popolari europei, un tesoretto che viene soprattutto dall’area dell’est Europa. In termini percentuali, il primo Paese per voti è l’Ungheria (52,33%), ma la posizione di Viktor Orbán resta in bilico: infatti il suo partito Fidesz è stato espulso dal Ppe, ma non dal suo gruppo parlamentare. Grandi successi dei popolari anche in Romania (38,01%), Bulgaria (30,94%), Polonia (29,72%) e Germania (28,90%). Nella conversione in seggi, saranno i tedeschi della Cdu/Csu a guidare il gruppo, con 29 eletti, seguiti dai polacchi (17) e dai rumeni (14).
Socialisti: l’avanzata mediterranea – Il bacino forte del gruppo dei socialisti e democratici viene dall’Europa mediterranea. Campione di voti percentuali è Malta (54,29%), che si trasformano in 4 seggi sui 6 disponibili per il Paese: solo uno in meno di quelli spettanti ai socialisti francesi, che hanno di poco superato il 6%. Per il resto, in Spagna e Portogallo i socialisti sfondano il tetto del 30%, e un ottimo risultato nell’ottica del gruppo parlamentare arriva anche dal Pd italiano (22,69%). A trainare i 148 socialisti europei a Bruxelles e Strasburgo ci saranno gli spagnoli (20), seguiti da italiani (18) e tedeschi (16).
Liberali: un voto distribuito – In termini relativi sono i vincitori della tornata elettorale. Avevano 68 seggi, ora sfonderanno il tetto dei cento, attestandosi a 111. In percentuale, i primi sono Estonia (40,60%) e Danimarca (33,60%). Proprio danese infatti è la candidata presidente della Commissione del gruppo, Margrethe Vestager. A fare da aprifila a livello di seggi ci saranno invece i liberali francesi (21) della Republique en Marche del presidente Emmanuel Macron. Seguono i britannici (17) e i rumeni (10). Assente illustre l’Italia, visto che +Europa non ha superato la soglia di sbarramento.
Sovranisti: al traino di Italia e Francia – Niente onda nera in Europa: l’alleanza dei partiti di estrema destra arriva a 71 seggi. Un numero importante, ma non decisivo nella composizione delle nuove maggioranze. Il gruppo sarà guidato in maniera quasi esclusiva dai leghisti di Matteo Salvini (28) e dal Rassemblement National di Marine Le Pen (21). Incognita Nigel Farage: il partito della Brexit potrebbe decidere di associarsi al gruppo sovranista, almeno fino al momento dell’uscita del Regno Unito dall’Unione. In tal caso, l’alleanza avrebbe 29 eurodeputati in più.
Affluenza: emorragia orientale – Dato dell’affluenza di molto superiore (49%) a quello delle consultazioni del 2014, ma con differenze enormi tra i vari Paesi. Apre la classifica il Belgio (89%), dove c’è il voto obbligatorio. L’Italia è al nono posto, con un 56% abbastanza incoraggiante. In coda, come di consueto, i Paesi entrati nell’Unione dopo l’allargamento a est degli anni 2000: Slovacchia (23%), Slovenia (28%), Repubblica Ceca (29%) e Croazia (30%).