Su un palco allestito in mezzo alle macerie, un miliziano a volto coperto imbraccia un arma: sta sorvegliando quattro bare nere, quelle che contengono i corpi di altrettanti ostaggi catturati da Hamas e poi morti nella Striscia. Sono le salme di Shiri Bibas con i suoi due figli, Ariel e Kfir (rispettivamente di 4 anni e 9 mesi al momento del rapimento), e Oded Lifschitz, 83 anni. Tutti rapiti dai miliziani islamisti il 7 ottobre 2023 dal kibbutz Nir Oz, a pochi chilometri da Khan Younis. Ed è proprio a est della città che Hamas ha voluto esporre i feretri: Al Jazeera riporta che lo scambio con la Croce Rossa sia avvenuto nel cimitero di Bani Suhelia, dove erano stati sepolti i quattro corpi.

Le bare – Nelle ultime settimane, sono tornati su suolo israeliano 24 ostaggi vivi. E questi rilasci hanno scatenato le critiche a Tel Aviv per la macabra passerella progettata da Hamas: costretti a sfilare tra i militanti del movimento, ostaggi stremati da 15 mesi di prigionia si sono visti consegnare su un palco un «certificato di rilascio» e sono stati costretti a ringraziare i propri carcerieri. Questa volta però a essere restituiti sono dei cadaveri: su ogni bara è stata messa una foto della vittima con presunta data di morte, accompagnata sotto dall’immagine del premier israeliano Benjamin Netanyahu indicato da una scritta come «il killer». Netanyahu è anche il protagonista dello striscione che fa da sfondo alla scena: “Bibi” è raffigurato come un vampiro, la cui bocca gronda del sangue che avvolge le gigantografie degli ostaggi deceduti. «Il criminale di guerra Netanyahu e il suo esercito nazista li hanno uccisi con i missili dei bombardieri sionisti», recita in inglese la didascalia alla macabra immagine.

La consegna – Le bare sono state consegnate alla Croce Rossa, così come successo con gli ostaggi in vita, e caricate sui fuoristrada dell’organizzazione internazionale coperti da teli e pannelli bianchi. Rabbini militari e soldati israeliani presenti nella Striscia hanno reso omaggio alle salme che, avvolte nella bandiera nazionale bianca e blu, sono state portate dai blindati dell’esercito dentro al territorio d’Israele. Decine di cittadini dello Stato ebraico hanno iniziato a seguire il convoglio che dal sud del Paese si dirigeva all’istituto di medicina legale di Tel Aviv per procedere con l’identificazione dei corpi e della causa della morte. Secondo l’emittente Kan, Hamas avrebbe chiuso a chiave le bare e l’esercito si sarebbe accertato dell’assenza di esplosivo prima di procedere con l’apertura. A Tel Aviv intanto sono stati proiettati dei filmati in ricordo degli ostaggi, mentre i media israeliani hanno deciso di non trasmettere le immagini in diretta di Al Jazeera dalla Striscia per rispetto dei morti e delle loro famiglie.

Le reazioni – Montano in Israele le prime proteste per le modalità di rilascio dei corpi scelte da Hamas: a mediatori e Croce Rossa viene contestato il fatto che la «cerimonia» non sarebbe permessa dall’accordo per il cessate il fuoco. Il premier Netanyahu non ha ancora commentato, limitandosi a confermare la consegna delle salme in una nota ufficiale. A parlare è stato invece il presidente israeliano, Isaac Herzog, che ha chiesto perdono agli ostaggi a nome dello Stato: «Mi dispiace di non avervi protetti in quel giorno maledetto. Mi dispiace di non avervi riportato a casa sani e salvi».
Hamas ha continuato ad accusare Israele di essere responsabile della morte dei Bibas e di Lifshitz, rivolgendosi direttamente alle loro famiglie: «Avremmo  preferito i vostri figli fossero tornati vivi, ma i vostri leader  militari e di governo hanno scelto di ucciderli invece di riportarli indietro».

La tregua Sono stati anche gli «show» messi in scena da Hamas per riconsegnare i prigionieri ad aver fatto traballare la tregua con Israele. Al momento nessuna dichiarazione fa pensare che l’accordo possa fallire, ma nelle prossime ore lo scenario potrebbe cambiare. Hamas si è detto pronto a rilasciare in una sola volte tutti gli ostaggi ancora a Gaza in cambio della scarcerazione di migliaia di detenuti palestinesi, del totale ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia e di un cessate il fuoco permanente. Di fatto, si tratterebbe di passare alla seconda fase della tregua: tra le pressioni americane e l’irritazione degli alleati di governo, molto dipende da come Netanyahu risponderà alla dura provocazione di Hamas.