Stop a bustine di zucchero e salse in confezioni monouso in bar e ristoranti. Basta con il sapone e lo shampoo in singoli flaconcini negli hotel. Sono alcuni dei provvedimenti contenuti nella proposta di regolamento europeo presentata il 30 novembre da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue con delega al Green Deal, e dal commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevivicius. L’obiettivo è favorire il riuso degli imballaggi, riducendo la quantità di rifiuti. Ma l’industria italiana (e non solo) si oppone fermamente.  Anche il governo, per bocca del sottosegretario all’ambiente, boccia la proposta, ritenuta dannosa per le imprese e per l’economia circolare.

contenitori salse monouso

Fonte: Doris Morgan/Unsplash

La proposta – Oltre al bando di alcuni imballaggi monouso, la Commissione prevede un sistema di deposito con cauzione per bottiglie e lattine, nonché target di riutilizzo crescenti: entro il 2030 il 20% delle bevande takeaway dovrà essere servito in contenitori riutilizzabili, oppure in bicchieri o borracce dei clienti. Nel 2040 questa percentuale dovrà salire all’80%. Per il cibo da asporto i traguardi sono il 10% entro il 2030 e il 40% entro il 2040. Le nuove regole, se approvate, saranno valide anche per i giganti delle consegne a domicilio, come Deliveroo e UberEats, per i quali la soglia è del 10% per il 2030 e del 50% per il 2040. Inoltre, i nuovi imballaggi di plastica dovranno contenere almeno il 30% di materiale riciclato. Con queste misure la Commissione intende tagliare del 5% la quantità di rifiuti da imballaggi pro capite entro il 2030, prendendo come riferimento i dati del 2018, per arrivare a una riduzione del 15% nel 2040.

Le reazioni – In Italia la proposta non è stata accolta con favore né dagli industriali né dalla politica. Katia Da Ros, vicepresidente di Confindustria, ha parlato di un clima di «enorme preoccupazione in tutti i settori industriali interessati» per le potenziali ricadute economiche, mentre l’ex presidente Antonio D’Amato ha accusato la Commissione di populismo e demagogia. Per Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, il regolamento causerebbe un aumento dei costi (e quindi dei prezzi) per l’agroalimentare. Critico anche il partito della premier Giorgia Meloni con il sottosegretario all’Ambiente Vannia Gava che promette una dura opposizione –  «Non molleremo e daremo battaglia» – e l’europarlamentare Nicola Procaccini che boccia la proposta, secondo lui colpevole di mortificare le eccellenze italiane. In Italia «l’industria degli imballaggi ha fatto passi da gigante […], le bioplastiche e le soluzioni di riciclo hanno garantito soluzioni formidabili» ha detto Procaccini, aggiungendo che «il riutilizzo, per quanto auspicabile, non è garanzia di funzionalità e ha evidenti limiti in termini di igiene, salute e sicurezza alimentare».
Il malumore dell’Italia è noto a Bruxelles, al punto che Timmermans ha pronunciato alcune frasi in italiano durante la presentazione della proposta della Commissione. «So che in Italia moltissimo già è stato fatto sul riciclo, vogliamo ancora di più» ha dichiarato, sostenendo che non c’è competizione tra riuso e riciclo.

La difesa dell’ambiente ­– Le riserve sulla proposta sono avanzate anche in nome della stessa tutela ambientale. Ad esempio, secondo Luigi Scordamaglia, consigliere di Filiera Italia, il riutilizzo dei materiali causerebbe un «enorme spreco di acqua», mentre per Europen (Organizzazione Europea per gli Imballaggi e l’Ambiente) la proposta non centra gli obiettivi del Green Deal europeo. Un’ulteriore bocciatura arriva da Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, che definisce il regolamento «pericoloso», perché «rischia di compromettere il sistema italiano dell’economia circolare» (Sole 24 Ore). Positivo invece il giudizio di Greenpeace Italia.

I nodi della plastica e dell’economia circolare – L’opposizione di tanti attori in Italia deriva dal fatto che la proposta tocca due settori importanti per il Paese: l’industria della plastica e l’economia circolare. La prima nel 2019 contava circa 10mila aziende, localizzate soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, per un totale di 162mila dipendenti e 32 miliardi di euro di fatturato (elaborazione del Sole 24 Ore su dati Unioncamere). Accanto a questi numeri, però, ci sono quelli dei rifiuti dispersi nell’ambiente. Secondo un report di Enea, nel 2017 più dell’80% degli oggetti abbandonati sulle spiagge italiane erano plastiche e microplastiche, tra cui 100milioni di cotton fioc, da gennaio vietati in Italia insieme ad altri oggetti in plastica monouso (piatti, posate, bicchieri, cannucce).
Per quanto riguarda l’economia circolare, secondo il rapporto 2022 di Circular Economy Network l’Italia è leader in Europa con una quota di riciclo pari al 68% e un tasso di uso circolare della materia quasi del 22%. Entrambi i valori doppiano la media europea, ferma rispettivamente al 35% e al 12%. Dalla volontà italiana di proseguire su questa strada, anziché virare verso il riuso e il bando di alcuni imballaggi, derivano i dubbi sull’orientamnento della Commissione.

Il ruolo della Ue – Il regolamento sugli imballaggi dovrà ora essere esaminato da Parlamento e Consiglio europeo. Tuttavia, il caso ha riaperto vecchie ferite sulle competenze dell’Unione e degli Stati membri. Procaccini (FdI) ha infatti stigmatizzato l’”invadenza” della Ue, che «dovrebbe occuparsi di poche grandi questioni, non di tutto lo scibile umano».