Si respira un’aria di ottimismo in queste ore a Bruxelles sul Patto di Stabilità. Il 9 novembre all’Ecofin sarà discusso un nuovo documento di lavoro sulla riforma. La novità di questa traccia, presentata dalla presidenza spagnola dell’Ue, riguarda gli investimenti legati al cofinanziamento da parte degli Stati membri ai fondi Ue, che rimarrebbero fuori dal registro del debito. Fiduciosi i ministri dell’Economia: per il francese Bruno Le Maire l’Europa si sta muovendo «nella giusta direzione». Per il tedesco Christian Lindner c’è «ottimismo» sull’accordo.

Il testo – La riforma prevede un piano di risanamento del debito dei Paesi che durerà 4 anni (prorogabili a 7) alla fine dei quali il rapporto debito/Pil dovrà essere inferiore al rapporto di partenza. La discussione si concentra soprattutto sulle cosiddette “salvaguardie comuni” che metterebbero nero su bianco una cifra da rispettare. La Germania chiede che i Paesi fuori dai parametri si impegnino a far scendere il rapporto debito/Pil dell’1% all’anno. Un obiettivo contestato dagli Stati particolarmente indebitati, tra cui l’Italia. Il documento proposto dalla Spagna rappresenterebbe un compromesso. Innanzitutto, i Paesi che rispettino gli obiettivi dei Piani nazionali di ripresa e resilienza potranno automaticamente ottenere la proroga del piano a 7 anni. Inoltre, proprio questo tipo di investimenti non verrà conteggiato come debito e non sarà sottoposto alla clausola del no-backloading (che impone invece di far fronte agli sforzi fiscali ogni anno e non solo a ridosso della scadenza dei piani).

Il 2023 come scadenza – Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni l’8 novembre aveva avvisato dall’Eurogruppo: «Il tempo non è illimitato. Le posizioni di ciascun Paese sono assolutamente legittime ma poi c’è un calendario che ci impone di concludere questa intesa quest’anno». L’ex presidente del Consiglio aveva aggiunto che il raggiungimento di un accordo è importante per «un soft landing dell’economia, per dare certezza ai mercati finanziari, per la stabilità del debito e per sostenere la crescita». Se non si raggiungerà un accordo da gennaio tornerà in vigore il Patto di stabilità che era stato sospeso durante il Covid. Si tornerebbe quindi alle regole precedenti stabilite nel 1997: rapporto debito Pil sotto al 60% e rapporto deficit Pil sotto al 3%.

La manovra e il quadro economico – Dopo gli ammonimenti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulla manovra finanziaria italiana che, secondo l’organizzazione, non prevede riforme per la crescita, lo spread riprende a salire: il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi, arriva a 181 punti. Prossime pagelle quelle che arriveranno dalla Commissione sui progetti di bilancio e sulle nuove previsioni macro. Per capire dove sta andando un’Europa che, secondo l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi sta andando verso la recessione.