La Commissione europea ha presentato una bozza di riforma al Patto di stabilità (Fonte: Ansa)

Sarà un ritorno attenuato quello del Patto di stabilità e crescita, l’insieme delle regole comunitarie sui conti pubblici degli Stati membri. Sospeso nel marzo 2020 per permettere ai governi di affrontare la crisi seguita alla pandemia, l’accordo dovrebbe tornare in vigore il 1° gennaio 2024. Tuttavia, la Commissione europea ha proposto una revisione del sistema dei vincoli, che nel tempo si sono rivelati troppo stringenti per essere veramente rispettati. La bozza del nuovo Patto di stabilità prevede, al contrario, piani di riduzione del debito negoziati bilateralmente tra Stati membri e Unione europea, affinché le traiettorie siano sostenibili e gli obiettivi più realistici.

Il nuovo impianto – I valori di riferimento per il Patto di stabilità resteranno deficit e debito pubblico. Nel primo caso, si intende il rapporto tra le uscite e le entrate di uno Stato in un determinato anno. Il debito pubblico fa invece riferimento all’ammontare complessivo del debito contratto da uno Stato nel corso degli anni. Entrambi i valori diventano indicatori della solidità dei conti pubblici quando sono messi in relazione con il Pil (Prodotto interno lordo), cioè il totale della ricchezza prodotta da un Paese nell’arco di un anno. Come prima del 2020, l’obiettivo per gli Stati sarà quello di contenere il rapporto tra deficit e Pil entro il 3% e quello tra debito e Pil entro il 60%. Tuttavia, se prima gli Stati che non rispettavano questi standard erano tenuti (irrealisticamente) a ridurre la quota del rapporto tra debito e Pil a un ritmo di un ventesimo all’anno, ora il piano di rientro avrà durata pluriennale e sarà il frutto di un negoziato tra Commissione e Stato membro. Il periodo di riferimento avrà una durata di quattro anni, ma potrà essere esteso a sette qualora lo Stato si impegni a varare riforme strutturali ed effettuare investimenti in settori chiave per l’Unione (quali transizione ecologica, digitale e difesa). In concreto, il rapporto debito/Pil dovrà diminuire nel corso del periodo e ogni anno dovrà essere effettuato un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil fino a quando il rapporto deficit/Pil rimarrà al di sopra del 3%. Secondo stime provvisorie, per l’Italia questo si tradurrebbe in un aggiustamento dello 0,85% all’anno (pari a 16 miliardi) se il periodo fosse di quattro anni, mentre il taglio scenderebbe allo 0,45% (8,5 miliardi) in caso di piano settennale. Sarebbe invece compito della Commissione vigilare ogni anno sul rispetto del percorso concordato, che potrebbe variare solo in presenza di circostanze eccezionali o in seguito all’insediamento di un nuovo governo con diverse priorità politiche.

Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni (Fonte: Ansa EPA/Olivier Hoslet)

Trattative al via – Prima di entrare in vigore, le modifiche al Patto di stabilità dovranno essere approvate dal Parlamento europeo e dagli Stati membri. Un confronto preliminare potrebbe avere luogo già il 28 aprile, quando in occasione dell’Ecofin (la formazione Economia e finanza del Consiglio) i ministri delle Finanze dei 27 Stati membri si ritroveranno a Stoccolma. Le trattative vedranno scontrarsi i Paesi “frugali” con quelli maggiormente indebitati, principalmente del sud Europa. Il primo gruppo è capeggiato dalla Germania, che avrebbe voluto imporre un taglio annuo del debito pari a un punto di Pil (anziché dello 0,5%). Sul fronte opposto si colloca invece la Francia, su cui pende un debito che supera il 111% del suo Pil (quello dell’Italia è invece del 144%, secondo in Ue solo alla Grecia). Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha già chiesto che le regole per la riduzione del debito non siano applicate in modo automatico a tutti gli Stati. Anche il ministro italiano Giancarlo Giorgetti si aspettava maggiori passi in avanti verso le esigenze dei Paesi in difficoltà, a partire dall’esclusione delle spese per investimenti legati al Pnrr dal calcolo del rapporto tra deficit e Pil. Al momento questa proposta non è stata accolta, ma il commissario all’Economia Paolo Gentiloni si è detto comunque ottimista circa il nuovo corso del Patto di stabilità: «L’Italia dovrà ridurre il livello del proprio debito, ma potrà farlo più gradualmente e nel modo in cui lei stessa deciderà».