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Non solo mimose quest’anno, ma anche uno sciopero. L’8 marzo è prevista una mobilitazione nazionale delle donne che coinvolgerà 40 paesi nel mondo organizzata da Women’s March, il movimento americano autore delle proteste contro il presidente Donald Trump del 21 gennaio. In Italia la manifestazione è stata ribattezzata “LottoMarzo” ed è stata promossa dalla rete “Non una di meno” che il 26 e 27 novembre 2016 ha portato nelle strade di Roma più di 200mila tra donne e uomini contro la violenza maschile sulle donne. La manifestazione assumerà caratteristiche diverse da nazione a nazione, ma alla base c’è una stessa idea di fondo: sciopero contro le disuguaglianze tra uomini e donne ancora oggi presenti nel mondo.

Otto punti per l’8 marzo – Le ragioni della mobilitazione sono spiegate in 8 punti sul blog di “Non una di meno”. Le donne di tutta Italia sono invitate a esprimere il loro rifiuto verso la violenza di genere in tutte le sue forme: l’oppressione, lo sfruttamento, il sessismo, l’accesso alle operazioni di interruzione di gravidanza, il razzismo, l’omo e la transfobia. «Non si tratta di uno sciopero simbolico, ma politico, che parte dal rifiuto della violenza maschile contro le donne», spiega Roberta Ferrari, una delle voce di “Non una di meno”. Nel mirino c’è soprattutto il progetto di trasformazione dei centri antiviolenza in servizi assistenziali che, si legge nel blog, «sono e devono rimanere spazi laici e autonomi di donne. Pretendiamo che in ogni iniziativa di contrasto alla violenza vengano coinvolti attivamente i centri antiviolenza». Alla rete #nonunadimeno aderisce anche D.i.Re, Donne in rete contro la violenza: per la prima volta i 77 centri  che fanno parte della rete parteciperanno a uno sciopero, con la sospensione di ogni partecipazione a eventi istituzionali perché, spiegano, «i luoghi che accolgono le donne vittime di violenza non sono né assistenziali, né istituzionali, sono luoghi vissuti da donne che affrontano il tema della violenza maschile come un problema culturale e politico».

Uguaglianza di genere – Altro motivo di contestazione riguarda le questioni di uguaglianza di genere non ancora risolte. Una su tutte: il gender wage gap, cioè il divario tra gli stipendi di uomini e donne a parità di funzioni ricoperte. La protesta ha già una sua colonna sonora: sulle note di una celebre canzone del 1963, You don’t own me (Non sono tua) cantata dalla 17enne Leslie Gore, inno alla libertà e alla autodeterminazione per diverse generazioni di donne e per le femministe nordamericane, D.i.Re ha lanciato tre brevi video in rete per invitare tutte le donne a far parte di una mobilitazione planetaria e a incrociare le braccia l’8 marzo perché “Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo”.

Cosa succederà – Lavoratrici precarie, dipendenti, autonome e disoccupate stanno organizzando scioperi e assemblee nelle strutture sanitarie, nelle aziende, nelle università e nelle scuole grazie alla copertura sindacale di 24 ore, nei settori pubblico e privato, di Cgil Flc e delle organizzazioni sindacali di base (Cobas, Usb, Slai, Cobas, Usi, Sgb). Se nel luogo di lavoro non sono presenti i sindacati che hanno indetto lo sciopero o se non si è iscritte a un sindacato, è comunque possibile scioperare. In che modo? Basta leggere il Vademecum on line. Il primo marzo la Cgil ha inviato agli organizzatori una lettera di adesione: «L’8 marzo parteciperemo a tutte le iniziative che si svolgeranno nei territori, insieme ai tanti soggetti che si mobilitano e, dove possibile, saremo promotrici di iniziative – dalle assemblee alle manifestazioni, fino allo sciopero – che siamo pronte a proclamare in ogni luogo di lavoro in cui se ne verifichino le condizioni e il consenso delle delegate e delle lavoratrici ad attuarlo».

Protesta in video – A chi lavora nella comunicazione, per esempio in televisione, è stato rivolto un preciso invito: indossare un capo o una fascia color nero o fucsia per testimoniare la propria adesione. Da anni, del resto, i movimenti femminili denunciano il ruolo negativo della pubblicità, di certa carta stampata, certa televisione e recentemente di gran parte dei nuovi media che veicolano contenuti e immagini sessiste, alimentando una subcultura violenta contro le donne. Si critica la narrazione del femminicidio nella cronaca nera o nei programmi trash e della spettacolarizzazione che si fa sulle vittime con stereotipi, volgarità e ingiurie.

Sciopero dei mezzi – A Milano è stato proclamato uno sciopero del trasporto pubblico per la giornata dell’8 marzo, in occasione della festa della donna. Per gli utenti del trasporto pubblico milanese ciò si ripercuoterà in modo importante sullo svolgimento delle normali attività. Atm ha fatto sapere che in seguito allo sciopero indetto da USB l’agitazione riguarderà le fasce orarie tra le 8.45 e le 15 e tra le 18 sino al termine del servizio. Sono previsti ritardi e cancellazioni delle corse, per quanto al momento non sia possibile sapere quale sia la percentuale dei lavoratori che aderiranno allo sciopero e dunque le disponibilità dei mezzi di trasporto. Coinvolto nello sciopero anche il trasporto ferroviario.